I fatti sarebbero accaduti la notte scorsa. «Non mi riconosco in un genere preciso, e per questo sono stata presa di mira», racconta a MeridioNews. E spiega perché non si è rivolta alle forze dell'ordine. «Impreparate a gestire questi casi»
Una 29enne etnea denuncia atti omofobi al porto «Insultata per l’aspetto, costretta a tornare a casa»
«Se non ho chiamato le forze dell’ordine è solo perché non mi va passare per quella che esagera». A parlare è una 29enne che racconta di essere stata vittima di due distinti episodi di omofobia, la notte scorsa, all’interno dell’area del porto di Catania. Intorno alle 3.30 del mattino, Maria (nome di fantasia, ndr) si trovava da sola quando è stata avvicinata, a distanza di pochi minuti, da due gruppetti. Non solo uomini, ma anche donne che l’avrebbero presa di mira, mettendola profondamente a disagio, tanto da costringerla a tornare a casa. «Ce l’avevano con il mio aspetto esteriore, per via del fatto che evidentemente non rientro nei loro canoni di normalità – racconta la giovane a MeridioNews -. Mi definisco queer, non ho tratti né spiccatamente maschili né femminili, e questo chiaramente a loro non stava bene».
Allontanatasi dal primo gruppo, Maria si è imbattuta in altri giovani, stavolta in numero maggiore, che le avrebbero rivolto nuove ingiurie. «Qualcuno potrebbe pensare che i responsabili di questi comportamenti fossero persone provenienti dalle classi sociali meno abbienti, magari abitanti in zone popolari, in realtà – prosegue la 29enne – davano tutti l’impressione di essere benestanti. Nelle loro parole c’era risentimento, odio».
La giovane, a quel punto, ha deciso di lasciare il porto e tornare a casa, senza denunciare l’accaduto. «In passato ho chiesto aiuto alle forze dell’ordine ma sono impreparate a trattare casi di questo tipo. Mi è capitato di sentirmi trattata come una che ingrandiva i fatti, quasi a dover giustificare la mia richiesta». La sua sensazione è che ultimamente le cose a Catania stiano cambiando, e non in meglio. «Di questi episodi ne stanno capitando sempre di più, come se le persone si sentissero più libere di aggredire anche solo verbalmente chi ritengono diverso dai loro standard. Non nego – conclude – che questo mi impensierisca. Andare in giro, specialmente se da sola, non mi fa stare serena».