La notizia dell'assegnazione della scorta al deputato di Sel riporta indietro le lancette del tempo di vent'anni. Gli inquirenti hanno intercettato la scorsa settimana l'intenzione della famiglia Ercolano di organizzare un attentato contro il figlio del direttore de I Siciliani. «Un'informazione puntuale che riferiva di un progetto in corso di realizzazione», precisa il parlamentare. Dieci giorni fa il ripristino del carcere duro per Aldo Ercolano, dopo un'interrogazione alla Camera dello stesso Fava
Un preciso piano criminale per uccidere Fava «Con gli Ercolano un conto mai chiuso»
«La sensazione è che il conto non si sia mai chiuso». La notizia dell’assegnazione di una scorta a Claudio Fava sembra aver riportato indietro le lancette del tempo a 20 anni fa. Era il 1993 quando il figlio del giornalista Pippo Fava, ucciso da Cosa Nostra, veniva costretto per la prima volta a vivere sotto la protezione di un gruppo di angeli custodi. Alla famiglia Santapaola-Ercolano non era bastato uccidere il direttore de I Siciliani. Progettavano di mettere a tacere anche il figlio, allora candidato sindaco di Catania. «L’odio e le intenzioni criminali si tramandano di generazione in generazione», commenta il politico e scrittore. Anche oggi la famiglia Ercolano sta elaborando un piano per ammazzare il vicepresidente della commissione parlamentare antimafia e deputato di Sinistra Ecologia e libertà.
«La scorta mi è stata assegnata qualche giorno fa», precisa Fava. La notizia del progetto di morte emerge la scorsa settimana. La segnalazione arriva da Catania. «Non so se dalle forze dell’ordine o dalla Procura, ma mi è stato riferito che è stata intercettata l’intenzione della famiglia Ercolano di organizzare un attentato contro di me. Un’informazione puntuale che riferiva di un progetto in corso di realizzazione».
C’è un elemento che potrebbe aver scatenato la reazione furiosa degli Ercolano. Dieci giorni fa è stato deciso di ripristinare il regime di 41 bis ad Aldo Ercolano, braccio destro di Nitto Santapaola e condannato per l’omicidio di Pippo Fava il 5 gennaio del 1984. La decisione è arrivata a seguito dell’interrogazione parlamentare di Fava del 4 aprile. In quell’occasione alla Camera il deputato sottolineava la pericolosa situazione che si sarebbe potuta verificare «all’interno delle carceri in cui sono reclusi gli associati a tale cosca mafiosa (…) in quanto appare assai verosimile che possano essere effettuati, con la regia dell’Ercolano, nuovi reclutamenti (…) e che vengano impartite importanti indicazioni strategiche sull’operatività della cosca da veicolare all’esterno». E aggiungeva: «L’attuale pericolosità mafiosa della famiglia Ercolano e il ruolo indiscutibilmente apicale che vi ricopre Aldo Ercolano sono fatti inoppugnabili».
La decisione del ministro della Giustizia Andrea Orlando di ripristinare il carcere duro al capomafia si aggiunge al sequestro della Geotrans, la società di trasporti, formalmente intestata a Vincenzo e Cosima Palma Ercolano, ma secondo gli inquirenti riconducibile al boss Pippo Ercolano. Due nuovi duri colpi alla famiglia mafiosa catanese che secondo Fava «potrebbero avere un legame diretto con il progetto di attentato».
La notizia del piano criminale arriva in un momento in cui le indagini della Procura condotta da Giovanni Salvi e delle forze dell’ordine hanno indebolito il clan Santapaola-Ercolano. «E’ vero, la nuova direzione della Procura di Catania ha colpito Cosa Nostra, ma la capacità di penetrazione di queste famiglie nel tessuto economico e politico della città è cosa antica e non si risolve con un colpo di bisturi. Hanno potuto godere di protezioni significative per anni, il capomafia Pippo Ercolano è stato ricevuto da Mario Ciancio, alcune aziende come la Geotrans sono state confiscate solo oggi, ma il principio di accumulazione non è stato mai interrotto».
Nonostante il tuffo indietro di vent’anni, ad una stagione che sembrava ormai archiviata, Fava va avanti. «Il mio lavoro continua come prima, a cominciare dall’impegno nella commissione antimafia. Non sarà certo la malvolenza degli Ercolano a farmi cambiare vita».