Il gol in apertura di Chochev ha illuso i rosanero, sconfitti al «Barbera» per la quarta volta di fila. La formazione granata ha preso il sopravvento e dopo l'uno-due di Ljajic ha imposto la propria superiorità. De Zerbi deve lavorare molto sulla fase difensiva e sugli equilibri tra i reparti
Un lampo iniziale, poi buio e oscurità Il ko con il Torino è una ferita che brucia
Blackout totale. Il guasto all’impianto di illuminazione che, sia nel primo sia nel secondo tempo, ha costretto le due squadre a giocare per qualche minuto praticamente in penombra è un’immagine che si adatta perfettamente alle modalità con le quali è maturata la sconfitta interna del Palermo per 4-1 contro il Torino. Non c’è parallelismo migliore per analizzare il comportamento dei rosanero nel corso dell’incontro: la squadra ha brillato nella prima porzione del match ma ad un certo punto si è spenta. La luce è andata via e, al netto di poche lampadine funzionanti, di fatto non è più tornata. Il Palermo double face ammirato finora in relazione al rendimento casalingo e in trasferta, ieri ha mostrato il suo doppio profilo nell’ambito della stessa partita. La formazione di De Zerbi ha iniziato bene imprimendo al match un ritmo sostenuto e passando anche in vantaggio ma, una volta subìto il tremendo uno-due di Ljajic, si è sciolta come neve al sole.
Il gol di Chochev in apertura (colpo di testa vincente su cross di Diamanti) è stata solo un’illusione. La rete del centrocampista bulgaro (la prima del Palermo tra le mura amiche in questo campionato e anche la prima realizzata nei primi tempi) avrebbe potuto incanalare la gara su determinati binari e invece il film della partita ha sviluppato successivamente una trama diversa da quella immaginabile osservando le sequenze iniziali. La torta celebrativa per le mille gare in A dei rosanero ha avuto un sapore amaro. Colpa di alcuni ingredienti che, dopo una sensazione piacevole per le papille gustative, hanno rovinato il gusto di questo prodotto. Ecco gli ingredienti della ricetta che il Palermo deve cestinare per evitare la prossima volta di rimanere nuovamente intossicato: fase difensiva non pervenuta, poco filtro a centrocampo e meccanismi di squadra ancora da registrare. Giù il cappello davanti alle due prodezze di Ljajic (al rientro nell’undici titolare dopo un periodo di stop forzato) che hanno cambiato il volto dell’incontro, ma l’attaccante granata ha avuto troppo tempo a disposizione per confezionare le sue giocate vincenti. Evidente la complicità dei difensori ma anche i centrocampisti hanno la loro fetta di responsabilità non avendo accorciato e non avendo garantito un’adeguata protezione.
Il Palermo di De Zerbi è ancora un cantiere aperto e anche il tecnico, che è una new-entry in serie A, deve approfondire la conoscenza di un campionato difficile come quello della massima serie. Il Palermo non gioca male, anzi. A tratti è anche bello da vedere ma per fare punti occorre soprattutto la praticità e questa squadra, al momento, non dà la sensazione di potere tradurre in modo efficace le proprie idee e la propria mentalità propositiva. Una mentalità giusta ma che andrebbe supportata da basi solide. Il Torino, che in virtù dei tre punti di ieri ha agganciato il quarto posto in classifica, ad un certo punto è sembrato di un’altra categoria per la facilità con la quale arrivava in area avversaria e se qualche giocatore granata nel secondo tempo non avesse tolto il piede dall’acceleratore, il passivo per i padroni di casa sarebbe stato ancora più pesante. La quarta sconfitta interna consecutiva ha ribadito il concetto che determinate squadre non sono alla portata dei rosanero. Il Palermo può giocare alla pari con le dirette concorrenti o contro formazioni di fascia medio-bassa ma nel momento in cui affronta squadre di caratura superiore va in tilt e non riesce a reggere il confronto. E’ come se il torneo fosse spaccato in A1 e A2. Il Palermo è in A2 e, mai come quest’anno, il suo destino è legato ai risultati che matureranno negli scontri diretti.