«Imprenditori, mafia, affari e soldi, tanti soldi». Quantità di denaro impressionanti e difficili da quantificare quelle mosse dal giro d’affari basato sulle scommesse e sul gioco online smantellato dalla polizia di Palermo su impulso della Dda del capoluogo. Al centro di questo universo che gravita tra mafia e imprenditoria ci sarebbe stato un uomo solo: Benedetto Bacchi che, pur non ricoprendo nessun incarico formale, avrebbe tenuto le redini di un vero e proprio impero. «Da quello che risulta sulla base delle intercettazioni e delle indicazioni fornite da un collaboratore di giustizia calabrese – dice il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi – è stimato che Bacchi guadagnava una cifra che si aggirava attorno al milione di euro al mese. Numeri però difficili da confermare, visto il grande giro di soldi in nero in atto. Di questi alle famiglie andavano dai 300 agli 800 mila euro all’anno».
Ma il coinvolgimento di Cosa nostra nei grandi affari dei centri scommesse non è stato di prepotenza, tutt’altro, sarebbe stato lo stesso Bacchi a chiedere l’intervento dei mandamenti per assicurare al suo business uno sponsor che potesse aprirgli le porte di una gestione monopolistica del mercato. «La mafia non si è fatta imprenditrice – precisa il procuratore aggiunto Salvatore De Luca – l’imprenditore era Bacchi, Cosa nostra si limita a mettere il suo brand. Le violenze e le minacce sono pochissime, come in un caso in cui è stata fatta chiudere un’agenzia a due fratelli perché non autorizzati, non dai monopoli di Stato, ma da Bacchi». A essere maggiormente coinvolta nel progetto espansionistico dell’imprenditore sarebbe stata la famiglia di Partinico con il suo referente Francesco Nania, finito anche lui in manette oggi, ma che avrebbe chiesto appoggio anche a molti altri mandamenti, per assicurare l’attecchimento dei punti in cui scommettere in tutta la città e anche fuori dai confini provinciali.
Nove società sequestrate, tra queste otto operavano nel settore delle scommesse, 46 le agenzie su tutto il territorio nazionale, anche a Milano e in Emilia, a cui sono stati posti i sigilli, ma il bilancio è destinato a crescere vertiginosamente. «Riteniamo – continua De Luca – che si tratti solo di una piccola parte dell’impero, perché ci sono chiari elementi che ci fanno pensare che Bacchi gestisse circa 700 tra agenzie e punti scommesse». Cuore dell’impero sarebbero state alcune società maltesi riconducibili a Bacchi e il marchio B2875, molto conosciuto tra gli amanti delle scommesse online. Fondamentale in questo senso per gli inquirenti è stato l’apporto di un collaboratore di giustizia calabrese, già coinvolto nell’operazione Gambling, della Dda di Reggio Calabria. È lui infatti l’inventore di molte note piattaforme di gioco illegali tanto che, come spiega ancora Lo Voi, «la sigla 2875 è a lui direttamente attribuibile visto che si tratta della sua data di nascita». E proprio il pentito «racconta di avere visto un’enorme quantità di denaro contante diviso in mazzette da cinquemila euro e chiuse nei locali di Bacchi».
Denaro in contanti, quello usato per le scommesse online, che sarebbe stato trasferito a Malta per essere poi ricoverato nelle società di Bacchi. L’imprenditore, infatti «si lancia – dice ancora il procuratore capo – in aperture di imprese di compravendita nel settore immobiliare e società destinate alla realizzazione di energie rinnovabili, non si sa se effettivamente riconosciute o meno dalla comunità scientifica. Mette in movimento persone a lui vicine per l’acquisto di alcune testate giornalistiche locali tra cui il Giornale di Sicilia e LiveSicilia. Intenti poi caduti nel nulla». Tra i casi più eclatanti emersi dalle indagini della polizia ci sarebbe anche l’acquisto da parte di Bacchi della villa un tempo appartenuta all’ex calciatore del Palermo Giovanni Tedesco, comprata per mezzo milione di euro e messa in vendita il giorno dopo per 1,3 milioni. Ma anche il finanziamento di un grande palazzo residenziale in via del Bersagliere e l’acquisto dei terreni su cui poi sono stati costruiti i supermercati Lidl di Partinico e di via Regione Siciliana a Palermo, aperto di recente. Imprese in cui la multinazionale tedesca dei discount non è in nessun modo coinvolta.
In particolare l’imprenditore si sarebbe servito dell’azienda edile Cev Srl di Devis Zangara – finito ai domiciliari per riciclaggio – società impegnata nella costruzione di importanti edifici in area palermitana tra cui i due supermercati, nella quale sarebbero stati investiti 750 mila euro di fondi occulti. E la realizzazione del Lidl sorto dalle ceneri di Salamone e Pullara è stata realizzata in società con la SiCoSe di Alfredo Cannone – anche lui ai domiciliari – che sarebbe stata finanziata per circa 950 mila euro dallo stesso Bacchi. Cannone che sarebbe stato coinvolto anche nella costruzione del palazzo di via del Bersagliere. «Bacchi – continua Lo Voi – aveva bisogno di persone per bene per riciclare questi soldi».
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