Gira il mondo ma la sua casa resta Paternò: l’inizio e la fine di ogni percorso. «Non riesco a tenere a bada la mia voglia di ripartire, la curiosità di vedere, il bisogno di uscire dalla quotidianità ed entrare in quella strana libertà che mi regala un lungo viaggio da solo». Due anni fa, quando ne aveva 29, Fabio Liggeri sceglie di salire su una Ford blu, di fare della sua vita un viaggio e di condividerla sui social. Appena tornato da Capo Nord, in Norvegia, racconta a MeridioNews il legame con la sua terra: «Porto sempre con me delle cartoline. Le regalo agli amici che incontro per mostrare loro da dove vengo».
L’idea di mettere tutto in macchina e partire «è nata da un lungo percorso di due anni che mi ha insegnato ad innamorarmi del viaggio lento via terra», dice Fabio. Prima in treno attraverso i Balcani, poi il lungo coast to coast in auto negli Stati Uniti d’America. Guidando dalla costa atlantica a quella pacifica: «Ho capito che viaggiare significava questo: muoversi lentamente, sentire ogni chilometro, essere liberi di fermarsi quando e dove si vuole». Salito nelle carrozze ferroviarie della Transiberiana macina quasi 20mila chilometri, per arrivare da San Pietroburgo a Hong Kong, in Cina. Dove a colpirlo sono la censura ideologica e l’inquinamento delle città: «In alcuni di quei momenti ho pensato a quanto fossimo fortunati a vivere in Sicilia, dove puoi ancora vedere l’azzurro del cielo e dove non devi necessariamente camminare con una mascherina sul naso».
Nell’estate del 2015 torna ai piedi dell’Etna. Più consapevole di prima «che Catania ha delle caratteristiche uniche al mondo: da nessuna parte puoi trovare un vulcano attivo che offre spettacoli indescrivibili senza rischi eccessivi, a poche decine di chilometri da bellissime spiagge». Un giorno di fine agosto, però, «mi sono reso conto che ero stato fermo troppo a lungo. Ho preso la mia auto, ci ho messo dentro uno zaino, un sacco a pelo e un po’ di scatolette e sono partito verso Capo Nord», l’estrema punta settentrionale dell’Europa. Nei 71 giorni di viaggio «per fare quadrare i conti ho stabilito un budget giornaliero di non più di 30 euro». Quando non era possibile trovare un letto a prezzo accessibile scattava il piano B: «Dormire in auto con il sacco a pelo». Scomodo ma in fin dei conti «una grande fortuna – dice – Ho dormito sotto indescrivibili aurore boreali».
Arrivato a Capo Nord – «una costosa trappola per turisti», dice – decide di inoltrarsi a piedi per i 18 chilometri di tundra fangosa che mancavano per raggiungere la lingua di terra veramente più a nord del continente: «Dopo avere guidato tanto sentivo il bisogno di una bella camminata in un luogo così estremo e silenzioso», spiega. Invertita la rotta, «quando ho avuto voglia di farlo», da Nord torna verso Sud. Una discesa, lunga 34 giorni, finita nel vialetto di casa, dove il computer di bordo della sua Ford segna 15.084 chilometri percorsi. Tanto viaggiare non lo ha però allontanato dalle sue origini: «Sono orgoglioso della mia terra. E piuttosto che un cittadino del mondo mi definisco un siciliano curioso». Capita così che, quando qualche straniero inizia col ritornello «“mafia, pasta e pizza” gli dico che la Sicilia è anche altro, e provo a raccontare le cose belle che ci sono».
Il suo viaggio per il mondo – che riparte a maggio dal Brasile, per arrivare in Perù – è iniziato solo dopo avere conosciuto bene la sua terra: «In modo da confrontare, scegliere e capire le diversità». Dei tanti luoghi visitati, un posto speciale nel suo cuore ce l’hanno i laghetti di Cavagrande a Cassibile, nel Siracusano. Dei quali ricorda «il colore delle acque, la vegetazione mediterranea. E la tristezza quando ho saputo che un grande incendio aveva colpito la riserva». Sentimento, quest’ultimo, che compare in un’altra riflessione: «La Sicilia ha un immenso patrimonio, ma non viene valorizzato come dovrebbe. Non abbiamo cura delle nostre bellezze e lasciamo un po’ tutto al caso». E a proposito dei suoi viaggi spiega: «Ho visitato luoghi molto meno interessanti dei nostri, ma pieni di servizi e perciò meglio valorizzati. Chi visita la nostra terra, invece, è abbandonato a se stesso».
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