Ufficio stampa Comune, «è propaganda elettorale» Esposto di Catania bene comune ad Agcom e Gdf

Non c’è pace per il Comune di Catania sotto il versante della comunicazione. Così, all’indomani della notizia dell’archiviazione disposta dal giudice per le indagini preliminari sull’affaire ufficio stampa (e sul presunto abuso d’ufficio perpetrato dal sindaco Enzo Bianco nei confronti del redattore capo Nuccio Molino), arriva l’esposto del movimento politico Catania bene comune all’Autorità garante e al Comitato regionale per le comunicazioni e alla guardia di finanza. L’oggetto di per sé parla chiaro: «Comunicazione istituzionale del Comune di Catania utilizzata per propaganda elettorale in maniera illegale». 

In riferimento, nello specifico, a due eventi: l’incontro tra il primo cittadino e l’onorevole del Partito democratico Giuseppe Berretta, candidato Pd nel collegio uninominale e plurinominale di Catania; e la discesa in Sicilia del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, paracadutato nel collegio plurinominale etneo come candidato alla Camera e atteso all’ombra dell’Etna il prossimo 15 febbraio. Visita, quest’ultima, che adesso Cbc chiede alla prefetta di bloccare.

A dettare le regole della comunicazione in campagna elettorale è una legge del 2000 che stabilisce le norme della par condicio per la stampa e della corretta informazione per gli uffici stampa istituzionali. «Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione a eccezione di quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni», si legge all’articolo 9

Che è proprio quello che – secondo Catania bene comune – sarebbe stato violato. «L’amministrazione comunale di Catania – si legge nella nota diffusa alla stampa – non si è curata del rispetto delle norme». Che subito dopo diffida il primo cittadino e la giunta dal continuare a inviare comunicati, destinati ai giornalisti, che altro non sarebbero che «propaganda elettorale camuffata da comunicazione istituzionale».


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