L'ex modella di origini romene Georgeta Colesnicenco era detenuta con l'accusa di avere ammazzato la 41enne colombiana Garcia Rios la sera del 3 febbraio del 2021. «Era stata selvaggiamente aggredita», commenta il suo avvocato Pietro Ivan Maravigna
Uccise la vicina con una coltellata, scarcerata 48enne Non fu un omicidio ma «eccesso di legittima difesa»
Scarcerazione immediata per Georgeta Colesnicenco. L’ex modella di origine romene, classe 1974, si trova detenuta nella casa circondariale di Agrigento, con l’accusa di avere ucciso, con una coltellata allo stomaco, la 41enne colombiana Garcia Rios. Dietro al delitto ci sarebbe stata una lite tra vicini. «Alla luce della diversa qualificazione del fatto, appaiono cessate le esigenze cautelari», scrive la giudice per le indagini preliminari Carla Aurora Valenti nella sentenza pronunciata oggi. «Per la giudice – commenta l’avvocato Pietro Ivan Maravigna che difende Colesnicenco – si è trattato infatti di eccesso colposo di legittima difesa. Un’ipotesi che era stata avanzata in via subordinata dalla difesa, che in primo luogo aveva ovviamente chiesto la piena assoluzione, e che ha evitato che ci fosse un’altra vittima».
La 48enne è stata condannata a due anni di reclusione, al pagamento delle spese processuali e a quelle del suo mantenimento in carcere. Immediatamente scarcerata dopo la lettura della sentenza, per un anno la giudice ha deciso di applicare nei suoi confronti la misura di sicurezza della libertà vigilata e le ha inoltre prescritto di intraprendere un trattamento al DSM. Colesnicenco è stata condannata pure al risarcimento dei danni in favore delle parti civili. L’accoltellamento è avvenuto la sera del 3 febbraio del 2021 a Catania in un palazzo in via Stazzone, una traversa del viale Mario Rapisardi. Un taglio, all’altezza dello stomaco, così profondo da provocarle una emorragia interna a cui i medici dell’ospedale Garibaldi centro di Catania non avevano potuto porre rimedio. Così era morta la 41enne originaria della Colombia, sposata con un pizzaiolo e madre di due bambini.
Stando alla ricostruzione dei poliziotti che erano intervenuti sul posto, Colesnicenco avrebbe battuto i pugni sui muri del suo appartamento, perché infastidita dagli schiamazzi provenienti dall’abitazione del fratello della vittima. Questo, insieme alla sorella, intorno alle 23, avrebbero suonato al campanello della 46enne. Pochi attimi e sarebbe scattata l’aggressione. «Troppo frettolosamente la mia assistita era stata etichettata come una “crudele assassina” – commenta il legale – ma i fatti processuali hanno acclarato che è stata selvaggiamente aggredita all’interno della propria abitazione ed è stato riconosciuto il suo legittimo diritto a difendersi. Per il giudice vi è stato “un eccesso colposo” in questa legittima difesa, da cui la condanna a due anni, quasi del tutto già scontata in custodia cautelare. La condotta tenuta dalla signora Colesnicenco – conclude Maravigna – purtroppo non aveva alternative».