L’evento, promosso dall’associazione Luca Coscioni, si è svolto contemporaneamente in tutte le principali piazze italiane. A Palermo ci si è schierati in prima linea non solo per sostenere l’iniziativa parlamentare, ma anche per parlare del Registro Comunale dei testamenti biologici
Uaar in piazza per il biotestamento «Poca la conoscenza sul fine vita»
«Bisogna fare molta più informazione: a Palermo esiste un Registro Comunale dei testamenti biologici dal 2015 eppure in pochi ne sono a conoscenza». Nonostante la premessa, è ottimista Giorgio Maone, che coordina il Circolo Uaar – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti – di Palermo, che ha deciso di aderire questo pomeriggio alla manifestazione nazionale #Biotestamento in piazza per vivere liberi fino alla fine, promossa dall’associazione Luca Coscioni. L’obiettivo principale è quello di sostenere l’iniziativa parlamentare per una legge sul testamento biologico. Quel documento, cioè, che permette di indicare in anticipo i trattamenti medici che ciascuno intende ricevere o rifiutare in caso di incapacità mentale, di incoscienza o di altre cause che impediscano di comunicare direttamente e in modo consapevole con un medico.
«In tutta Italia, dove è stato possibile, a questa iniziativa hanno presenziato anche un medico e un notaio per raccogliere il testamento biologico in un banchetto – spiega Maone – Qui non abbiamo avuto il preavviso sufficiente per fare un banchetto, ma abbiamo comunque deciso di dare un taglio un po’ diverso a questo evento, sempre sostenendo l’iniziativa parlamentare che è indispendabile perché questa cosa possa funzionare legalmente». Palermo in un certo senso parte avvantaggiata in questa battaglia all’informazione sul fine vita, dal momento che può vantare un Registro dei testamenti biologici redatto dal Comune, un «documento davvero ben fatto», precisa Maone, che continua: «Anche per questo siamo qui oggi, per dare istruzioni alle persone che vorranno avvicinarsi e saperne di più. Possiamo spiegare come depositare il testamento biologico presso lo Stato civile in piazza Giulio Cesare senza neanche spendere nulla, è un servizio gratuito».
La prassi infatti sembra abbastanza semplice: il documento può essere redatto autonomamente su carta normale o sfruttando l’apposito modello disponibile sul sito del Comune. il documento dovrà contenere la dichiarazione di volontà per i trattamenti sanitari, i propri dati e quelli di un eventuale fiduciario che si faccia carico della volontà di chi firma il documento. «Può avere un valore giurisprudenziale in tribunale, ma finché non c’è una legge dello Stato resta sempre una cosa da discutere – spiega il coordinatore Uaar – Quindi la battaglia importante in questo momento è quella in Parlamento per sostenere la proposta di legge per il testamento biologico».
«La conoscenza sull’argomento è scarsa, bisogna ammetterlo», aggiunge poi. A supporto dell’evento informativo di oggi, però, ci sarà anche la tavola rotonda prevista per giovedì 13 aprile e intitolata A corpo libero – Sia fatta la mia volontà. Tra i partecipanti ci sarà il dottor Mario Riccio, uno dei promotori della Carta dei medici nonché dottore di Piergiorgio Welby. A promuoverlo insieme al Circolo Uaar c’è anche il Palermo Pride, che quest’anno ha scelto come tema il corpo, uscendo però dal recinto canonico delle tematiche di genere: «Ci hanno chiesto di creare un evento di informazione sul fine vita inteso come riappropriazione del corpo, come sovranità su di esso».
«Nel 2015 ammontava a tre il numero di persone che hanno compilato il modulo per il testamento biologico – precisa ancora Maone – Un dato che ci dice che il registro c’è e che è stato fatto anche molto bene, ma che non è stato affatto pubblicizzato. C’è ma non si sa, bisogna fare informazione». Tuttavia, Maone è convinto che non ci sia un vero pregiudizio nei confronti di questo tema tanto attuale quanto delicato: «Non parlerei di paura della pratica, piuttosto sembra quasi che non si debba dire che si fa e che si può fare – conclude – Secondo me in Italia comanda il Vaticano, quindi non si può dire che c’è una legge che permette di fare una cosa che invece il Vaticano dice che non si può fare. È vero pure, però, che ci sono chiese molto più tolleranti come quella Pastafariana di Palermo».