Tutti contro tutti sulla raffineria di Gela Gli operai dell’indotto bloccano il consiglio

«I nostri genitori in pensione sono diventati i nostri ammortizzatori sociali. Neppure i nostri figli sono in grado di aiutarci. Se anche noi perdiamo il lavoro non ci rimane più niente». L’intervento di Giuseppe Di Natale, un lavoratore che ha preso la parola durante la seduta di consiglio comunale che avrebbe dovuto per l’ennesima volta affrontare l’ostico voto del bilancio 2013 messo sotto osservazione dalla Corte dei Conti, ha scosso la platea. Gli applausi si sono fatti scroscianti. Una cinquantina di lavoratori dell’indotto della raffineria di Gela ha occupato pacificamente ieri sera l’aula consiliare. Un sit-in per sensibilizzare la popolazione e stimolare la classe politica sul dramma che molti operai stanno vivendo. Per alcuni sono terminati gli ammortizzatori sociali, per altri non si intravede alcun tipo di prospettiva.

Dopo la firma dell’accordo tra Eni e sindacati del 30 luglio scorso, l’autunno della raffineria si è fatto gelido, al contrario del clima. Era stato fissato il termine del 15 settembre per la convocazione del tavolo tecnico che avrebbe dovuto discutere i nuovi piani industriali per gli stabilimenti di contrada Piana del Signore. Nonostante gli allarmi a più riprese lanciati dai sindacati nessuna convocazione da parte dei vertici del cane a sei zampe. Tanto che era stato fissato per il 16 ottobre uno sciopero cittadino. Ma il 14 ottobre l’Eni ha spiazzato ancora una volta i propri interlocutori, fissando un incontro coi rappresentanti dei lavoratori gelesi per il 21 ottobre.

A questa data ci si avvicina con tensioni e preoccupazioni crescenti, come testimonia l’episodio di ieri sera. Solo uno tra i tanti. Proprio ieri mattina infatti davanti i cancelli della Raffineria sembrava di assistere ad un incontro tutti contro tutti. Metalmeccanici contro edili, lavoratori dell’indotto contro altri lavoratori dell’indotto, ad accapigliarsi per fermate lavorative stagionali. Chi non lavora pretende solidarietà da chi va avanti a contratti rinnovati di mese in mese.

Al momento la compattezza è stata ritrovata durante il sit-in di ieri sera in aula consiliare, rumoroso ma pacifico. Erano presenti anche i sindacati confederali. I lavoratori hanno ottenuto una sospensione dell’ordine del giorno. Negli interventi dei gruppi di maggioranza e di opposizione, nonché dell’amministrazione comunale, si è puntato il dito contro l’Eni. «Come opposizione avevamo chiesto un consiglio monotematico urgente – ha osservato il consigliere MpA Terenziano Di Stefano. Da subito abbiamo contestano la linea congiunta sindacati – istituzioni. Oltre a chiedere un maggior coinvolgimento del consiglio chiediamo che l’Eni in ogni cantiere che ha per il mondo porti con sé l’indotto».

Da parte sua il sindaco Angelo Fasulo ha ribadito l’appello all’unità. «Quella che è stata presentata come riconversione è in realtà un attacco alla nostra comunità – ha dichiarato il primo cittadino. Serve una sola voce. Noi non possiamo metterci a discutere di piani industriali, ci interessa il lavoro. Non ci sono spazi per mezze Raffinerie». Alla fine del proprio intervento il sindaco Fasulo è stato circondato da un capannello di lavoratori. Un operaio che ha provveduto a qualificarsi come «onesto cittadino» ha chiesto come può pagare la Tasi e la Tarsu se i soldi della cassa integrazione continuano a non arrivare. «Bisogna andare a Palermo e Roma» è stato il grido pressoché unanime dei colleghi.

Andrea Turco

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