Turismo/ Terme di Montevago, un tuffo tra bellezza e squallore

Cosa prova un turista (siciliano o meno, poco conta), arrivando alle Terme Acqua Pia di Montevago, in provincia di Agrigento?

La prima sensazione è gradevole. La struttura è immersa nel verde odoroso di alberi da frutta e piante di fiori. La reception è ampia ed accogliente. La piscina termale, grandissima e ben fatta. E, poi.  immerse nel parco, le delizie più sfiziose: le vasche termali in pietra e la sorgente d’acque calde. Dove ci si può crogiolare per ore e farsi accarezzare dalle numerose cascatelle tiepide, magari sotto le stelle. Una goduria dei sensi. 

Tutto bene allora? Per niente. Perché il turista che decide di pernottare (e di mangiare ) nella struttura, rimarrà, con ogni probabilità, deluso da ambienti che rasentano lo squallore.

Cominciamo dalle stanze: rigorosamente fredde,non proprio accoglienti, arredate (si fa per dire) con mobili dozzinali tipo vimini, senza un tocco di colore, di umore o di qualsivoglia segno di cura.

Sui letti ( matrimoniale= due singoli uniti) vecchie coperte di lana, il bagno una tristezza. Questo, almeno è quello che abbiamo visto nelle stanze del cosiddetto ‘borgo termale’ a 500 metri (e più) dalla struttura principale.
Dal borgo, ovviamente, bisogna spostarsi per arrivare alle agognate vasche termali. In macchina, necessariamente, per il freddo invernale che non renderebbe piacevole, una passeggiata tra fango e terriccio.

 Nessun problema: si esce dalla camera ben vestiti e ci si cambierà nello spogliatoio della reception. Peccato che sia minuscolo, uno solo per uomini e donne. Questo vuol dire che, se incontrate un timido o una timida, sarete costretti ad aspettare anche 20 minuti (il tempo necessario per cambiarsi e asciugare i capelli) prima di potervi accedere. 

Superati questi ostacoli, ci si potrà finalmente tuffare nel tepore delle acque termali. Ma, se poi si decidesse di mangiare nel ristorante della struttura, il benessere provato tra le acque calde, andrebbe subito a farsi benedire dinnanzi ad un cibo ‘discutibile’ servito in un locale che somiglia più ad una tenda per terremotati con le sue tavole imbandite di cenci scoloriti.

Un peccato constatare che alla bellezza strepitosa di un luogo naturale, sapientemente valorizzato con piscine e vasche, si contrapponga una tale mediocrità della struttura ricettiva. Lo stesso complesso, in un’altra regione, sarebbe un gioiello.  A prescindere dal target dei clienti. Non ci vuole molto. 

C’è da aggiungere, infatti, che nel residence delle Terme Acquapia di Montevago, tutto, viene fatto pagare come se fosse un luogo confortevole. Un esempio: 140 euro per una notte, una cena (?) un massaggio (10 e lode nonostante la ‘stanzina’ dove è stato effettuato) e un bagno turco.  

Un prezzo che non può pretendere il lusso, ma che non può neanche accontentarsi di tanta approsimazione e di così tanti disagi. 

Per fortuna non è obbligatorio dormire o mangiare lì. Si può acquistare solo un biglietto d’ingresso per le terme. E poi scappare via.

Non mancano nei dintorni posti dove dormire e ristoranti da ‘leccarsi le dita’. Come ‘L’Antica Bandiera’ del signor Calogero, a Santa Margherita del Belice, suggestivo paese a meno di dieci chilometri da Montevago.  Cibo genuino e superbo, accoglienza calda e verace, prezzi abbordabili, ovviamente. Esempio: sette persone a tavola, una cascata di formaggi, salumi e verdure in pastella,  un assaggio (sostanzioso) di trippa con ceci e fagioli, una pasta con gli asparagi selvatici, agnello alla griglia (servito con contorno di salsiccia), vino dolce e amaro: una ventina di euro a testa. Sopra il ristorante c’è anche un B&B, che magari visteremo la prossima volta.

Le Terme di Montevago, infatti, valgono di certo un weekend.

 

Antonella Sferrazza

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