Il Consiglio di Linguaglossa chiede alla sindaca, per sbloccare l’impasse sulle escursioni ai crateri da Piano Provenzana, di tenere conto dei pareri dell’Antitrust. Si lavora così a un appalto aperto a più imprese, la cui breve durata ipotizzata però, secondo il Comitato Sviluppo e legalità, ne annullerebbe l’effetto liberalizzatore
Turismo a Etna nord, la concorrenza è più vicina «Ma servono affidamenti di almeno cinque anni»
L’ultimo atto varato pochi giorni fa dal Consiglio comunale di Linguaglossa riavvia il tribolato iter che dovrebbe condurre alla futura gestione delle escursioni ai crateri sul versante nord dell’Etna. La maggioranza dei consiglieri ha dato mandato a Rosa Maria Vecchio, sindaca di Linguaglossa – uno dei Comuni dove ricade la pista che dalla stazione turistica di Piano Provenzana conduce a quota 3000, l’altro è Castiglione di Sicilia – di cercare «in merito al bando pluriennale, la soluzione più confacentesi alle caratteristiche della strada, tenuto conto dei pareri espressi dall’autorità Antitrust, del rispetto delle normative tecniche, di sicurezza e di investimenti sul territorio».
L’aula insomma rinuncia a fornire un indirizzo preciso sul modello gestionale da adottare – se cioè dare la strada in concessione esclusiva o autorizzare più imprese – ma chiede ai sindaci di decidere in fretta. L’estate si avvicina, così come le Amministrative in entrambi i paesi, e le escursioni in fuoristrada non possono restare al palo, sebbene ogni programmazione – così la pensano gli operatori di settore – sia già di fatto impossibile. Tenere conto dei pareri dell’Agcm, però, significa orientarsi sull’ormai noto regime autorizzatorio, l’idea di accordare a più imprese il permesso di trasportare turisti fino in vetta. In controtendenza rispetto alle concessioni assegnate alla Star srl fin dagli anni Settanta, lo storico assetto cui l’anno scorso il Garante ha dato – attraverso un parere ed una nota di chiarimenti – una vera e propria spallata, chiedendo di «rivedere le complessive modalità di affidamento e gestione delle vie di accesso all’area sommitale dell’Etna, al fine di introdurre criteri concorrenziali che consentano di superare affidamenti inerziali agli operatori storici».
In pratica, secondo l’Antitrust, tra versante sud – dove opera la Funivia dell’Etna spa, società dello stesso gruppo imprenditoriale della Star – e versante nord del vulcano, si realizzerebbe una gestione delle vie d’accesso alle zone sommitali dell’Etna «contraria ai principi posti a tutela della concorrenza». Liberalizzare tale mercato, con più imprese che lavorano in alta quota, parrebbe invece la soluzione alle difficoltà concorrenziali. Tuttavia, non sul modello autorizzatorio si erano concentrati – fin dal 2013, all’indomani cioè delle scadenza dell’ultima concessione pluriennale della strada di Etna nord alla Star – gli sforzi dei Consigli di Linguaglossa e Castiglione. Si era infatti a un passo dal varo di una nuova concessione del servizio lunga 15 anni, temperata da alcuni obblighi su investimenti da compiere a Piano Provenzana. Appalto affossato, fra 2015 e 2016, dalla scelta a sorpresa del sindaco di Castiglione Salvo Barbagallo di schierarsi a favore dell’ipotesi autorizzatoria, «per favorire la concorrenza e non gli operatori storici». Da lì un’aspra disputa, tant’è che, dopo l’affidamento temporaneo del servizio nella scorsa estate, di fatto l’interlocuzione fra Vecchio e Barbagallo, e anche fra le varie forze di maggioranza e opposizione dei due Comuni, non è più ripresa.
Adesso, dopo l’ultimo voto del Consiglio di Linguaglossa – su regia del leader dell’opposizione Francesco Malfitana – è il sindaco Vecchio a dover tirare il gruppo, visto anche lo scioglimento del Consiglio di Castiglione post bocciatura del bilancio 2015. «Resto convinta che la concessione non sia un’alternativa illegittima, ma non c’è più tempo e l’Antitrust si è detta contraria ad appalti di una sola stagione con unico vincitore – chiarisce la sindaca – I tecnici del mio Comune stanno dunque ragionando sulla sperimentazione del nuovo regime lunga due-tre anni, sulla base di un bando aperto a più imprese». Intorno a questa ipotesi si prova a riprendere il dialogo con Castiglione ed anche con il Parco dell’Etna, che dovrà pronunciarsi innanzitutto sul numero di mezzi da autorizzare. Dunque, il sistema a più imprese sembra a un passo dal divenire realtà, eppure chi su tale proposta ha giocato una lunga battaglia politica, ovvero gli attivisti del comitato civico Sviluppo e legalità di Etna nord, non esulta. «Stando così le cose, si vuole in realtà determinare il fallimento del regime autorizzatorio», attacca Alfio Conti, componente del Comitato e già consigliere di Castiglione, secondo cui l’effetto liberalizzatore dell’appalto pluralista sarebbe vanificato dalla breve durata dell’affidamento che si sta valutando.
«Sono necessarie autorizzazioni lunghe almeno cinque anni – aggiunge Salvatore Rinaldi, consigliere a Linguaglossa – altrimenti nessun imprenditore compirà gli investimenti necessari – come ad esempio l’acquisto degli speciali mezzi 4×4 di cui è dotato il concessionario storico – sapendo di poter lavorare per solo due anni, senza perciò poter incidere sulla programmazione dei flussi turistici». Il Comitato ricorda che d’altronde la stessa Antitrust, nella nota di dicembre, si è espressa anche sulle tempistiche degli affidamenti: la loro durata dovrà essere «limitata» ma non «come parametro rigidamente applicato», piuttosto «rapportata a quanto strettamente necessario per recuperare gli investimenti, senza escludere completamente il rischio d’impresa».