Truffa con carte di credito clonate Free money, tre misure cautelari

Avrebbero venduto merce mai esistita e servizi mai erogati da attività fittizie accreditando l’importo pagato con carte di credito clonate su conti correnti regolarmente aperti, prelevando immediatamente dopo il contante dagli sportelli attraverso l’uso di carte di credito clonate. Con questa accusa la polizia ha eseguito le ordinanze restrittive a carico di tre persone, due italiani e un romeno. Gli uomini erano ricercati da settembre scorso, quando scattò l’operazione Free Money, tramite la quale gli inquirenti scoprirono la maxifrode realizzata attraverso l’utilizzo di carte di credito clonate. In carcere finirono una ventina persone. 

Gli investigatori della squadra mobile e della polizia postale hanno eseguito i tre misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, al riciclaggio e all’illecito utilizzo di codici di carte di credito clonate. La base operativa del gruppo era a Palermo, ma con ramificazioni anche in ambito nazionale e internazionale, infatti la banda sgominata avrebbe avuto propaggini in Russia, Ucraina e Romania. I codici delle carte di credito sarebbero stati reperiti ricorrendo al mercato clandestino on-line. Al vertice dell’organizzazione ci sarebbe stato Sorin Boltasiu, cittadino rumeno che oltre a organizzare le attività illecite, si sarebbe occupato di reperire i codici delle carte di credito sui mercati clandestini del web. A Carmine Ametrano e Giancarlo Gregoli sarebbe stato affidato il compito di movimentare su propri conti o su proprie carte le somme illecitamente acquisite dal gruppo criminale, riciclandole.

L’operazione Free Money era scattata in seguito alla denuncia presentata alla squadra mobile dal direttore di un istituto di credito cittadino per un tentativo di frode con carte di credito clonate che sarebbe avvenuto attraverso l’utilizzo illecito di un pos appartenente a una ditta di autonoleggio. Il giro d’affari accertato dagli investigatori ammonta a circa tre milioni di euro. Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, riscontrate da servizi di pedinamento, osservazione sul territorio e accertamenti bancari. Le vittime della truffa erano, nella maggior parte dei casi, titolari statunitensi di carte di credito, clonate da hacker russi, per svariate migliaia di dollari. La portata del fenomeno, che già da tempo aveva assunto dimensioni considerevoli, aveva destato la preoccupazione delle autorità statunitensi e l’interesse dei media americani. Non è escluso che quello delle truffe con carte di credito clonate possa essere un nuovo canale di approvvigionamento delle casse di Cosa nostra. Ciò sarebbe dimostrato dalla contiguità di alcuni dei destinatari a note famiglie mafiose palermitane.


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