Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Caltagirone ha disposto il sequestro preventivo di beni mobili e immobili a 15 persone accusate di truffa aggravata ai danni dell'Unione europea. Il sistema fraudolento sarebbe andato avanti dal 2008 al 2016
Truffa all’Europa per i fondi agricoli, maxi-sequestro Pure i morti firmavano i contratti per i finanziamenti
Contratti di affitto o comodato firmati da persone morte. Comuni che, a loro insaputa, avrebbero sottoscritto accordi falsi. Cittadini ignari i cui terreni sarebbero stati usati da altri. Prestanome incensurati chiamati a rendere più credibile l’intero sistema. L’operazione Terra bruciata 2 della guardia di finanza di Caltagirone ha scoperchiato, di nuovo, il vaso di Pandora dei finanziamenti provenienti dall’Agea, l’Agenzia europea per l’agricoltura. Stavolta sono indagate 34 persone, tra le quali interi nuclei familiari, che dal 2008 al 2016 avrebbero percepito indebitamente contributi comunitari per oltre due milioni di euro. Soldi che sarebbero dovuti servire a sostenere il comparto siciliano ma che, invece, sarebbero andati a ingrassare i portafogli di corrotti e corruttori. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale calatino, su richiesta della procura locale, ha disposto il sequestro preventivo di beni mobili e immobili, fabbricati, quote societarie, macchinari, conti correnti e contanti fino a oltre un milione di euro. Distribuiti tra 15 persone accusate di truffa aggravata ai danni dell’Unione europea.
Il blitz di questa mattina prende le mosse dalle operazioni Terra bruciata e Reaping, rispettivamente del 2014 e del 2015, e va oltre. Alcuni degli indagati di questo nuovo filone, tutti residenti nel Calatino, sono coinvolti anche in quelli precedenti. Secondo gli investigatori, avrebbero semplicemente fatto ricorso a nuove teste di legno e ad altrettanto nuove società per riprendere a truffare l’Ue nello stesso modo di prima. Sfruttando anche una rete di complicità all’interno dei Caa (Centri di assistenza agricola), cioè i soggetti privati ai quali Agea delega il compito di istruire i fascicoli aziendali. I funzionari conniventi di undici Caa (a Lentini, Caltagirone, Catania, Cesarò, Niscemi, Ragusa ed Enna) avrebbero aiutato gli indagati in tutte le fasi propedeutiche all’ottenimento dei fondi: prima avrebbero controllato gli schedari per individuare i terreni non beneficiari di finanziamenti, poi non avrebbero eseguito i controlli sulle domande presentate e, infine, ne avrebbero attestato la regolarità. Mentendo.
Tra le particelle catastali libere selezionate per ottenere illecitamente i contributi, ce n’erano anche alcune di proprietà del demanio della Regione Siciliana e dei Comuni di Vittoria, Militello in Val di Catania, Alì, Caltagirone e Butera. Le amministrazioni pubbliche, secondo quanto accertato dai finanzieri calatini, sarebbero state all’oscuro di tutto. I terreni in questione, migliaia e migliaia di ettari, non erano destinati soltanto alla semina, ma anche alla coltivazione agrumicola e al pascolo. Almeno 13 imprese agricole sarebbero state istituite ad hoc per fingere di avere gestito le terre, in modo da potere ottenere i titoli Pac (cioè di Politica agricola comune) tramite i quali richiedere i fondi europei. Non tutti i titoli Pac, però, avrebbero avuto lo stesso valore: quelli per la coltivazione delle arance, per esempio, valgono di più di quelli per la semina del grano.