Bonus cultura, multe a settecento neo-diciottenni Al posto dei libri hanno usato i soldi per i cellulari

Pioggia di multe per i settecento neo-diciottenni di Caltanissetta che hanno usato il bonus cultura da 500 euro introdotto dal governo Renzi per acquistare smartphone anziché libri. Lo conferma la Cassazione nel verdetto 24890 rilevando che anche loro sono colpevoli, come il commerciante compiacente che gli ha venduto merce estranea al bonus, in quanto «hanno legittimamente ricevuto» il voucher ma lo hanno «illecitamente speso». 

Dovranno pagare, o forse hanno già pagato questo la sentenza non lo dice, una sanzione amministrativa che, in base al codice penale, varia da 5.164 euro a 25.882 euro se «la somma indebitamente percepita» non supera i 4mila euro. Peggio è andata a Gaetano G., napoletano, titolare della societa’ nissena – la A.D. – che aveva venduto soprattutto telefonini. Rischia il carcere o di pagare una multa per ogni singolo incasso di uno o più bonus. 

Al commerciante, la guardia di finanza, che aveva scoperto il raggiro ha infatti sequestrato beni mobili e immobili, con ordine alle banche di sequestrare qualunque somma dovesse pervenire sui suoi conti fino a raggiungere la somma di 317mila euro, pari ai bonus incamerati. Contro questo provvedimento confermato dal Tribunale del riesame di Caltanissetta lo scorso 27 dicembre, la difesa di Gaetano G. ha protestato in Cassazione sostenendo che occorre accertare se l’indagato riscosse in un unico momento una somma superiore a 4mila euro, e in tal caso «il superamento della soglia quantitativa, oltre la quale l’illecito amministrativo integra il reato, non configura una condizione obiettiva di punibilità, ma un elemento costitutivo del reato», con annesso rischio di condanna alla reclusione da sei mesi a tre anni. 

Altrimenti, se il commerciante ha ottenuto le erogazioni pubbliche in più rate, inferiori ciascuna alla soglia dei 4mila euro, allora dovrà pagare più multe perché l’assommarsi di una serie di illeciti amministrativi non puo’ comunque «tradursi nella commissione di un illecito penale». Ora il Tribunale nisseno dovrà verificare bene in che modo Gaetano G. ottenne i soldi pubblici, se in una o più soluzioni e di quale entità. Comunque sia gli costerà caro.

(Fonte: Ansa)


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