«Troppe zone d’ombra nella sanità convenzionata» Verifiche sui conti dei poli d’alta specializzazione

«È incredibile che, nella stagione della trasparenza, esistano ancora zone d’ombra nella sanità». Ne è convinto Nino Oddo, presidente della Commissione parlamentare di indagine sulla sanità convenzionata in Sicilia, insediata la scorsa settimana. Già in occasione dell’insediamento, Oddo aveva sottolineato l’importanza di superare «quelle criticità che in passato non hanno permesso alla commissione Sanità dell’Ars di avere i dati relativi al trattamento economico dei vertici delle strutture convenzionate». Ma la strada sembra essere ancora in salita.

La sanità convenzionata vanta molti poli d’eccellenza, ma i siciliani non hanno abbandonato i viaggi della speranza per farsi curare altrove.
«Se la Sicilia è riuscita a ricondurre i conti della sanità entro i limiti posti dal ministero, evidentemente del buono si è fatto. Resta ancora il tema della mobilità passiva, che pesa sulla spesa sanitaria per 150 milioni euro. Cifre ben lontane dai 400 milioni di euro di cinque o sei anni fa, ma bisogna prendere atto che c’è ancora un grado di fiducia dei siciliani nei confronti del sistema sanitario regionale insufficiente. Se la gente va ancora a curarsi al Nord, dobbiamo chiederci in cosa dobbiamo migliorare».

La Sicilia riesce a compensare queste cifre attirando altrettanti pazienti dalle altre Regioni?
«Purtroppo la mobilità attiva verso i centri di alta specializzazione è ancora insufficiente. È il caso del San Raffaele Giglio di Cefalù, del Bambin Gesù di Taormina, dell’Ismett di Palermo: tutte strutture che ancora attirano poco, per cui abbiamo abbiamo ancora uno sbilancio in passivo sul fronte della mobilità».

La Commissione ha chiesto il dettaglio dei costi dell’Ismett. I conti non tornano?
«Ad oggi la commissione Sanità conosce la cifra complessiva della convenzione con l’Ismett, ma non il dettaglio della spesa. In sede di rinnovo della convenzione abbiamo formulato la richiesta all’Istituto, ma incredibilmente non abbiamo ricevuto risposta. Ai deputati, alla politica, ai funzionari regionali, ai vertici amministrativi della Regione, viene chiesto di fornire qualsiasi dato, persino il gruppo sanguigno, in questa fase è anacronistico immaginare che qualcuno non lo faccia».

Esistono altri casi analoghi all’Ismett?
«No, il fenomeno è circoscritto all’Istituto specializzato in trapianti, perché – per esempio – ci risulta che al San Raffaele Giglio si sia stato un allineamento rispetto alle retribuzioni dei dirigenti generali regionali. Ad oggi sconosciamo il dettaglio dei costi dell’Ismett, ma non ci risulta un allineamento ai tetti dei dirigenti regionali».

Ci sono situazioni particolarmente eclatanti di cui sospettate?
«Attenzione, la nostra richiesta non deve essere interpretata come un tentativo denigratorio, ma è giusto capire come venga speso il denaro dei siciliani, è incredibile che esista ancora una zona d’ombra di questa portata, nella stagione della trasparenza».

Di quali altre realtà della sanità convenzionata si è occupata finora la commissione?
«Abbiamo fatto una prima visita al Bambin Gesù, siamo partiti da lì perché la loro convenzione è in scadenza. Non escludo di proporre alla commissione di avvalersi della consulenza, naturalmente a titolo gratuito, di esperti esterni, che possano coadiuvarci in questo viaggio».

Cosa è emerso da questa prima visita?
«Abbiamo acquisito degli atti, ne discuteremo durante la prossima seduta di commissione. Riteniamo incredibile che molte delle informazioni relative alla gestione di questi istituti non siano rese note al Parlamento. La stessa commissione Sanità ha avuto difficoltà a reperirle».

Insomma, c’è un problema di dialogo con l’Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata, nda)?
«L’Aiop in questi anni è stata oggettivamente influente nel mondo della sanità. Ha un ruolo importante, ma il Parlamento deve svolgere il suo compito: il rinnovo delle convenzioni non può essere meccanico, come è stato finora. L’era degli automatismi è finita, nel momento in cui siamo richiamati da Roma all’austerità, dobbiamo capire in che modo intervenire. La sanità pesa per oltre il 60 per cento sul bilancio regionale, è evidente che lì dobbiamo assolutamente approfondire per rispetto nei confronti della qualità della vita dei siciliani».


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