Il presidente della partecipata, Antonio Fiumefreddo, in una lettera sottolinea la posizione di esenzione contra legem che caratterizzerebbe i siti al largo del Comune di Gela. Le infrastrutture sono assoggettabili a Ici, Imu e Tasi e le somme andrebbero alle amministrazioni pubbliche
Trivelle, Riscossione Sicilia controlla le piattaforme «Regione non chiede pagamento canoni demaniali»
I gestori delle piattaforme petrolifere a mare della Regione Siciliana non pagherebbero i dovuti canoni demaniali. È quanto dichiara Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia. In una disposizione di servizio risalente a ieri e indirizzata ai vertici di Equitalia in salsa sicula, l’uomo recentemente riconfermato da Crocetta, nonostante il parere negativo dell’Ars, si concentra sui controlli effettuati lungo l’ex Raffineria di Gela. «Proprio con riferimento agli insediamenti industriali – scrive Fiumefreddo – l’accesso presso il Petrolchimico di Gela ha fatto emergere una situazione particolarmente grave e cioè la posizione di esenzione contra legem delle piattaforme petrolifere».
Un ammanco, quello gelese, che i funzionari dell’agenzia Riscossione Sicilia stimano in sei milioni di euro. Fiumefreddo indica il vulnus. «Parrebbe – sostiene sempre l’uomo al vertice della partecipata – che alle piattaforme non sia richiesto alcun pagamento del canone demaniale (da non confondersi con le somme versate dal titolare della struttura al moneto della concessione quale una tantum)». Nonostante su questo tema sia recentemente intervenuta la Corte di Cassazione, con una sentenza in cui si afferma che «le piattaforme petrolifere sono soggette ad accatastamento e quindi assoggettabili a Ici, e conseguentemente, anche a Imu e Tasi». Una quota importante per Eni, che in gran parte dovrebbe versarla, nonché per le casse del Comune di Gela e della Regione che questi soldi dovrebbero incassarli.
A largo di Gela ci sono quattro piattaforme petrolifere: Gela 1, Gela Cluster, Perla e Prezioso, tutte di proprietà del cane a sei zampe. I controlli di Riscossione Sicilia non riguardano comunque solamente gli insediamenti industriali, ma tutte le attività economiche che riguardano il mare, dagli stabilimenti balneari alle strutture alberghiere. Ma è sulle piattaforme petrolifere marittime che si gioca una partita più complessa. «La Regione che finora non ha provveduto ad accertare le piattaforme petrolifere potrà condurre tale attività senza che necessiti il preventivo intervento dell’Agenzia delle Entrate – scrive ancora Fiumefreddo – in quanto la base imponibile può essere valorizzata sulla base delle scritture contabili della società proprietaria, e in caso di mancata collaborazione, sulla base dei dati di bilancio pubblicati dalla Camera di Commercio».
Se entro 60 giorni non sarà avvenuto il pagamento dei canoni demaniali così come accertati, Riscossione Sicilia avverte che «provvederà a denunciare i fatti alla Procura della Repubblica competente per territorio». Il rischio, in caso di reiterata violazione, è la revoca della concessione. Da quel che sostengono i funzionari di Riscossione Sicilia, durante i controlli i dipendenti Eni avrebbero affermato che a a breve verrà loro consegnato tutto il materiale richiesto. Un ritardo che sarebbe dovuto al personale in ferie. Mentre una nota del cane a sei zampe ribadisce che la situazione sulle piattaforme di Gela è assolutamente regolare, dall’autorizzazione demaniale alla copia della quietanza di pagamento.