«Un errore imperdonabile, che non ci possiamo permettere. Soprattutto ora che la Sicilia sta cominciando a registrare buoni segnali nel turismo».
Con una nota congiunta trasmessa al Presidente della Regione, Rosario Crocetta, al Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, i sindaci di Santa Marina Salina (nelle Eolie) e di San Vito Lo Capo (nel trapanese), Massimo Lo Schiavo e Matteo Rizzo, hanno richiesto formalmente di procedere all’impugnazione dell’articolo 38 dello Sblocca Italia che agevola le trivellazioni petrolifere nel mare siciliano (e non solo)..
Santa MarinaSalina e San Vito Lo Capo rappresentano eccellenze naturalistiche: da anni entrambe le realtà si fregiano delle 5 vele, il riconoscimento attribuito da Legambiente e dal Touring Club Italiano ai Comuni che salvaguardano l’ambiente.
«La vocazione del territorio siciliano è ben chiara a chi lo vive e dev’essere ben chiara a chi lo amministra: occupare oggi i nostri mari e il nostro entroterra con impianti di trivellazione – aggiugono i due sindaci – così come sono state occupate in passato le nostre coste dalle troppe raffinerie, rappresenterebbe un errore imperdonabile che non ci possiamo permettere».
I due Comuni che ricadono in aree geografiche poste agli estremi capi della Sicilia, vogliono con questa nota congiunta «abbracciare e rappresentare idealmente e simbolicamente i dubbi, le perplessità e lo sconforto che appartiene a tante altre realtà della Regione».
Nella nota dei Sindaci emerge chiaramente, in prima battuta, il dissenso verso un provvedimento che, così come congeniato e codificato, sancisce un assoluto accentramento dei poteri nelle mani dello Stato e che estromette le Regioni, gli Enti Locali e quindi le comunità locali dalla prerogativa di entrare nel merito di scelte fondamentali riguardanti il modello di sviluppo dei territori interessati.
La preoccupazione si concentra anche sulle procedure previste che, semplificando la concessione dei titoli abilitativi per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione sia in terra che in mare, mettono a rischio l’ambiente e contrastano in modo netto con le strategie di sviluppo sostenibile proposte, negli ultimi decenni, da molte amministrazioni locali siciliane.
Il grido d’allarme alla politica siciliana è lanciato e proviene ormai da più parti: sono infatti ormai numerose le delibere di tante Giunte Municipali e di molti Consigli Comunali e della stessa Associazione dei Comuni (Anci) così come le manifestazioni di esplicito dissenso provenienti sia da privati cittadini che dal mondo dell’associazionismo.
Ora tocca al Presidente Crocetta che, come prevede lo Statuto Siciliano, ha facoltà di procedere all’impugnazione del discusso articolo di fronte alla Corte Costituzionale. Ma non sembra averne intenzione.
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