All'appuntamento di ieri a Policoro non si è presentata nessuna istituzione siciliana, a cominciare dal presidente, nonostante la presenza dei colleghi di Basilicata e Puglia, anche loro Pd. Al momento la strada più battuta è quella dei ricorsi. Ma Legambiente e No Triv criticano pure i grillini, sia sul caso di Ragusa che «sui quattro spiccioli che le multinazionali petrolifere concedono ai Comuni»
Trivelle, manifestazione nazionale per referendum Crocetta diserta, i No Triv contestano il M5s
Ieri a Policoro la grande assente era la Regione Sicilia. La manifestazione in Basilicata è stata organizzata per dire no alle ispezioni petrolifere e alle trivelle nel mar Jonio. Il tentativo è stato simile a quello già avvenuto a Lanciano, in Abruzzo, lo scorso 23 maggio: ovvero unire le diverse realtà che si battono contro le trivellazioni di idrocarburi, a terra come a mare. Se l’evento abruzzese che ha visto sfilare oltre 60mila persone, era più all’insegna dei movimenti, l’appuntamento lucano ha messo allo stesso tavolo soprattutto le istituzioni. Tranne quelle siciliane, a cominciare dal presidente Rosario Crocetta.
«Non hanno partecipato – conferma Salvatore Mauro, No Triv siciliano – la stragrande maggioranza delle associazioni ambientaliste, comitati e movimenti italiani, compreso il coordinamento nazionale No triv». Presenti invece, tra gli altri, il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella e il nuovo presidente della Puglia, Michele Emiliano. Entrambi del Pd. Esattamente come il grande assente Crocetta. L’obiettivo della manifestazione è l’abrogazione, attraverso l’utilizzo del referendum, dell’articolo 35 del Decreto Sviluppo del 2012, che porta la firma del governo Monti e che in sostanza ha consentito alle multinazionali di trivellare oltre le 12 miglia marine, salvando soprattutto i progetti già avviati.
«La questione è complessa ma il punto che è tra gli organizzatori c’è Pittella – ricorda Mauro – il quale non ha impugnato lo Sblocca Italia, così come non ha fatto Crocetta». In Sicilia sulle trivellazioni, a livello governativo non c’è opposizione ai disegni nazionali. Per provare a fermare le nuove ispezioni, favorite da iter autorizzativi semplificati, la strada al momento più battuta è quella dei ricorsi. «Attualmente ci sono tre situazioni in ballo – conferma Claudio Conti, di Legambiente – C’è il progetto offshore ibleo (otto nuovi pozzi da parte di Eni ed Edison al largo della costa compresa tra le province di Ragusa, Caltanissetta ed Agrigento ndr), sul quale abbiamo terminato di preparare il ricorso al Cga (dopo la bocciatura da parte del Tar Lazio l’8 giugno scorso ndr). Sulla piattaforma Vega B abbiamo presentato un altro ricorso venerdì scorso: noi di Legambiente, Greenpeace e Touring club. A Ragusa si aspetta che venga rilasciata la concessione per poi presentare la richiesta di sospensiva del parere paesaggistico».
Il caso ibleo è quello più emblematico. L’amministrazione comunale a Cinquestelle più volte si era detta contraria alle trivellazioni, sia a terra che a mare, ma si è vista costretta a dare un via libera. La difesa fatta dal sindaco Federico Piccitto sul blog di Beppe Grillo non convince Conti. Che anzi avanza dubbi sulla condotta dei grillini. «A livello regionale si dichiarano contrari e poi a livello comunale sono a favore – dice Conti, che è stato assessore della giunta Piccitto per nove mesi. Quella delle royalties (che secondo Piccitto avrebbero evitato il default delle casse comunali ndr) è una bestialità detta da chi non sa leggere le carte: i soldi delle multinazionali finiscono in ogni caso alla Regione, che poi li distribuisce ai Comuni. E anche il parere paesaggistico dato dalla Soprintendenza, sul quale si basa l’assenso della giunta, è illegittimo. Lo dimostra una recente interrogazione in Senato: si è scoperto che in quell’area la Regione aveva comunicato al governo che era vietato trivellare, ed invece la Soprintendenza ha dato parere positivo».
Anche Mauro si unisce alle critiche verso la condotta dei Cinque stelle. «I portavoce del movimento siciliano sono stati da sempre molto ambigui sulla questione No Triv – sostiene l’attivista di Montevago – Il gruppo del M5S all’Ars, piuttosto che avviare tavoli tecnici per la riforma della disciplina sulle trivellazioni onshore, preferisce rincorrere quei quattro spiccioli che le multinazionali petrolifere concedono ai Comuni per gli interventi di miglioramento ambientale. E con ciò mi riferisco al disegno di legge 633 (Modifiche di norme in materia di permessi di prospezione, di ricerca e per le concessioni di coltivazioni di idrocarburi liquidi e gassosi nel territorio della Regione) presentato proprio dai deputati del M5S».