La battaglia il 17 aprile si giocherà soprattutto sul raggiungimento del quorum. Il 34 per cento degli interpellati ammette di non sapere assolutamente nulla del voto. Ma tra gli intervistati prevale nettamente il sì al divieto del rinnovo delle concessioni alle compagnie petrolifere: nell'Isola la percentuale arriva all'80 per cento
Trivelle, il sondaggio dell’Istituto Demopolis Solo un siciliano su quattro sa del referendum
Solo un siciliano su quattro afferma di essere informato sul referendum del 17 aprile sulle trivelle. Lo rivela un sondaggio dell‘Istituto Demopolis. Altissima la percentuale dei contrari alle attività di estrazione in mare entro le 12 miglia, l’80 per cento.
La battaglia si combatte soprattutto sul raggiungimento del quorum e indicativo è il dato sulla conoscenza degli italiani in merito al referendum: a livello nazionale «il 34 per cento – precisa il direttore dell’Istituto, Pietro Vento – ammette di non saperne assolutamente nulla; il 41 per cento degli italiani sostiene di aver sentito parlare genericamente del referendum sulle trivellazioni, ma di non sapere che si voterà il 17 aprile». Il dato si abbassa paradossalmente in Sicilia, dove il 23 per cento degli intervistati si dichiara informato sull’appuntamento alle urne.
Il sondaggio, realizzato per la trasmissione Otto e Mezzo di La7, ha sollecitato gli intervistati anche sul contenuto del quesito referendario: scegliere se fermare le estrazioni entro le 12 miglia in mare alla scadenza delle concessioni già in possesso delle compagnie petrolifere o se, come succede attualmente, lasciare che le autorizzazioni siano valide per l’intera durata di vita del giacimento. Il risultato evidenzia che il 74 per cento degli italiani vieterebbe alla scadenza il rinnovo delle attuali concessioni, percentuale che in Sicilia sale all’80 per cento. Tra chi è favorevole al divieto, il 43 per cento teme possibili danni per il turismo, ritenuto fondamentale per lo sviluppo del Paese; per oltre un terzo dei cittadini, intervistati da Demopolis, la politica energetica italiana dovrebbe puntare in modo più deciso sulle fonti rinnovabili. Le motivazioni di chi invece sta dalla parte del no – il 26 per cento dei cittadini italiani interpellati – sono: la convinzione che l’Italia non può permettersi di rinunciare allo sfruttamento delle risorse petrolifere; la tutela dei posti di lavoro nel settore e la convinzione che le trivellazioni non mettano a repentaglio l’ambiente.
Infine l’Istituto Demopolis mostra come negli ultimi 16 anni l’indice di attenzione ambientale sia cresciuto di oltre venti punti, passando dal 43 per cento del 2000 al 63 per cento attuale, con un’impennata negli ultimi cinque anni, pari a dieci punti percentuale.