Il TAR Sicilia annulla un tardivo provvedimento in difesa dellambiente: via libera ai petrolieri. In una lettera al direttore di Repubblica WWF e FAI denunciano linerzia della Regione siciliana- Rileggi l'appello inascoltato di Andrea Camilleri
Trivellazioni nel Val di Noto: parole (molte) e fatti (pochi)
Caro direttore,
Fai Fondo per lAmbiente Italiano e WWF Italia hanno, fin da subito, seguito con estrema attenzione la tormentata vicenda delle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi nel Val di Noto. Lo abbiamo fatto con lobiettivo di tenere alta lattenzione su una vicenda sulla quale si correva il rischio che cadesse il silenzio. Un rischio scongiurato anche grazie al prezioso aiuto venuto dal suo giornale che, con numerosi articoli, ha evidenziato lennesimo episodio di cattiva tutela del paesaggio e dei beni culturali.
E notizia di questi giorni che il Tar Sicilia ha annullato, a causa della sopravvenuta formazione del silenzio assenso, il tardivo provvedimento della Regione Sicilia che obbligava a sottoporre il progetto per le trivellazioni alla valutazione di impatto ambientale. Questo significa che dora in avanti non ci saranno più margini per impedire le trivellazioni nel Val di Noto.
Subito dopo la decisione dei giudici amministrativi, il presidente della regione Cuffaro ha promesso di attivarsi per scongiurare il pericolo delle trivellazioni nel Val di Noto. Non è la prima volta che il governatore siciliano si schiera, a parole, dalla parte di chi vuole vedere rispettata lintegrità del sito Unesco. Purtroppo a queste dichiarazioni di intenti non hanno mai corrisposto concreti provvedimenti. Ci piacerebbe essere smentiti e vedere dunque lamministrazione regionale revocare in autotutela i permessi di ricerca in precedenza concessi, così da riscattarsi dal pessimo episodio di inefficienza rappresentato dalla positiva valutazione di impatto ambientale formatasi attraverso il silenzio assenso.
Sempre per passare dalle parole (molte) ai fatti (pochi), sarebbe altresì auspicabile che la Sicilia si attivasse per labrogazione, o quanto meno per la revisione, della legge regionale del 2000 sulle ricerche di idrocarburi. Solo così si potrà finalmente liberare la Sicilia dal rischio di vederla trasformata in una Texas in mezzo al Mediterraneo.