Dopo un anno e mezzo tre coppie di treni torneranno a circolare tra il capoluogo etneo e la città calatina. Ma con orari che il comitato pendolari critica. «Così saranno vuoti e si rivelerà uno spreco». Intanto rimangono non spesi i 90 milioni per ripristinare i binari fino a Gela
Treni, lunedì riapre la Catania-Caltagirone Fermo il progetto per la tratta fino a Gela
Lunedì prossimo, 18 febbraio, riaprirà la tratta ferroviaria tra Catania e Caltagirone, chiusa da settembre del 2017. Un momento atteso da molti pendolari, studenti e lavoratori, ma che rischia di diventare uno spreco se non si procederà a un’organizzazione delle partenze e degli arrivi funzionale alle esigenze di chi deve viaggiare. Stando ai dati forniti da Rete ferroviaria italiana, il gruppo Ferrovie ha speso circa dieci milioni di euro per adeguare tecnologicamente la rete e provvedere al ripristino dei tratti oggetto di vandalismo. Come anticipato da La Sicilia di oggi, saranno tre le coppie di treni operative: partenze da Catania alle 5.38, alle 13.16 e alle 17, partenze da Caltagirone alle 8, alle 15.23 e alle 19.18. Con fermate nelle stazioni di Scordia, Militello, Vizzini e Grammichele. Ed è proprio sugli orari che il comitato pendolari annuncia battaglia.
Durante l’ultimo anno e mezzo, Trenitalia ha messo a disposizione degli autobus sostitutivi, che hanno viaggiato sostanzialmente vuoti. «Ovvio – spiega Giosuè Malaponti, portavoce del comitato pendolari – Il bus sostitutivo di Trenitalia impiega due ore e dieci minuti per andare da Catania a Caltagirone facendo fermate nei vari paesi, mentre quelli di Ast e Interbus ci stanno un’ora e mezza. Ma adesso che ripartono i treni, se non ottimizziamo gli orari, rischieranno di rimanere vuoti pure quelli». Troppo tardi partire alle 8 da Caltagirone e arrivare alle 9.40 a Catania per chi ha necessità di lavoro. Allo stesso modo, troppo presto il treno del ritorno con partenza alle 13.16 da Catania per chi fa orario d’ufficio. «Lo diciamo da anni – sottolinea Malaponti – basterebbe far arrivare i treni nelle città più grandi 15-20 minuti prima dell’inizio dell’orario di lavoro, e farli partire 15-20 minuti dopo l’orario di uscita».
Dal gruppo Ferrovie fanno sapere però che gli orari scelti per le tre coppie di treni sono gli stessi degli ultimi circolanti prima della chiusura della tratta. E che eventuali modifiche saranno possibili da giugno, con l’orario estivo. «La verità – continua il portavoce del comitato pendolari – è che così si disincentiva l’uso del treno. Abbiamo più volte dato suggerimenti al dipartimento regionale competente (dall’anno scorso è la Regione e non il ministero a firmare il contratto di servizio con Trenitalia ndr), ma sono sordi alle nostre richieste. Era più facile interloquire con Trenitalia».
Il ponte crollato tra Caltagirone e Niscemi (foto di Salvo Catalano)
La Catania-Caltagirone è solo un pezzo della tratta più lunga che arriva fino a Gela. Pure questa chiusa da ben otto ani, da quando cioè il viadotto tra Niscemi e Caltagirone è parzialmente crollato, e poi demolito definitivamente nel 2014. Il Cipe, nel dicembre 2017, ha assegnato 90 milioni di euro per ripristinare l’opera. Ma al momento il progetto rimane fermo. A disincentivare Rfi sarebbero anche i numeri dei passeggeri che viaggiano sugli autobus sostitutivi tra Caltagirone e Gela. Su cui, come detto pesano orari e tempi poco convenienti per i pendolari. Un cane che si morde la coda.
Intanto sabato, due giorni prima della riapertura della Catania-Caltagirone, nella città calatina saranno presenti il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone per celebrare il momento. Ancora dubbia la presenza dell’ad di Rfi Maurizio Gentile.