Trattativa Stato-mafia, requisitoria del pm Tartaglia «Carriera di Mori fu pesantemente contro le regole»

«L’attività di servizio di Mori è stata costellata in particolare in alcuni momenti delicati di snodo professionale, dal contatto operativo e di servizio con soggetti che sono risultati iscritti alla loggia P2 di Licio Gelli». Gira e rigira, nella storia d’Italia spunta sempre la Propaganda due (meglio nota come P2), la più nota loggia massonica aderente al Grande Oriente d’Italia (GOI). Succede anche al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Alla requisitoria di oggi il pubblico ministero Roberto Tartaglia la cita per descrivere la carriera di Mario Mori, l’ex capo del Ros che, secondo la Procura, sarebbe tra i principali protagonisti del patto occulto che pezzi dello Stato avrebbero stretto con cosa nostra negli anni delle stragi.

«Mori è stato contro le regole quando ha fatto l’ufficiale di polizia giudiziaria – ha detto l’accusa – ed era stato oltre e contro le regole anche venti anni prima, nei primi anni Settanta, in un momento storico che pure era tragicamente segnato dalle stesse due coordinate del 92/93: bombe e transizione politica, conservazione del potere. Un momento in cui le regole per Mori erano molto più fluide ed elastiche, perché Mori non era ufficiale di polizia giudiziaria, ma operatore dei servizi segreti; eppure anche in quel frangente, anche nei servizi segreti dei primi anni Settanta, anche quando aveva maglie molto più larghe ed elastiche perché non era ufficiale di Pg, Mori è andato, gravemente e pesantemente, contro le regole. E ha usato suoi canali diretti per portare avanti operazioni occulte e poi addirittura illecite». 

Tartaglia ha ricordato la carriera di Mori al Sid allora guidato da Vito Miceli, descrivendolo come un servizio deviato e parallelo, il suo brusco allontanamento da Roma che per il pm è da ricondurre alla vicinanza di Mori, poi scoperta, con le azioni dell’organizzazione eversiva di destra Rosa dei Venti e ha parlato delle sue mansioni sotto copertura. «I risultati inimmaginabili ai quali siamo arrivati su vicende, risalenti, ma importanti del passato di Mori – ha proseguito – servono a definire in maniera chiara e forte la geometria di un personaggio che poteva e può compiere di tutto: niente più stupore, niente più meraviglia». 


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