L' ex generale del Ros ha voluto rispondere a quanto affermato nel corso delle scorse udienze dall'ex pm di Palermo e dall'ex presidente della Camera. Domani invece sarà ascoltato Giancarlo Caselli
Trattativa, dichiarazioni spontanee di Mori Una replica a Sabella e Violante
Giornata di dichiarazioni spontanee oggi al bunker dell’Ucciardone, nell’ambito del processo sulla trattativa stato-mafia. L’ex generale del Ros Mario Mori, imputato per minaccia al corpo politico dello Stato, ha deciso di parlare alla corte sulle deposizioni rese davanti alla corte d’Assise, lo scorso 8 gennaio, dal procuratore Alfonso Sabella e su quelle precedenti dell’ex presidente della Camera, Luciano Violante. Il primo aveva parlato di «ritardi del Ros» nella cattura di Farinella, arrestato dall’Arma il 29 novembre 1994 nell’ambito dell’operazione diretta contro le famiglie mafiose delle Madonie.
«Sabella – dice Mori – diceva di non voler lavorare con noi perché lamentava di non venire tempestivamente informato sulle attività di indagine (l’inchiesta era coordinata dallo stesso Sabella, ndr) -. L’intervento del Ros, e in particolare della sezione comandata dall’allora capitano Sergio De Caprio (Ultimo, ndr), fu richiesto dal capitano Salsano, allora comandante di Cefalù, che interessò direttamente il collega non avendo in quel momento, per sua affermazione, personale tecnicamente idoneo a sviluppare operativamente le notizie di cui disponeva sul latitante. Quindi – continua l’ex generale – non ci fu nessun ritardo del Ros nelle operazioni di cattura di Farinella. La competenza e la responsabilità dell’indagine non era attribuita al capitano De Caprio, che svolgeva, nella circostanza, una mera funzione di supporto operativo all’Arma territoriale. Fu infatti la Compagnia di Cefalù a redigere tutti gli atti connessi alla cattura del latitante».
Secondo Mori, la Procura di Palermo «non ha mai sollecitato una più assidua attività di informazione da parte del Ros e – aggiunge – quelle volte in cui operò con il Reparto non espresse, direttamente o tramite l’ufficio di Procura, rimostranze di sorta in merito a eventuali omissioni o ritardi di comunicazione. Non capisco perché gli ufficiali di polizia giudiziaria del Ros, avendo ricevuto deleghe specifiche, oltre al Procuratore capo e al sostituto delegante, dovessero interessare altri magistrati, tra cui lui, su attività per le quali non avevano competenze specifiche». Mori replica poi a quanto dichiarato poche settimane fa dal pm Sabella secondo cui il magistrato Gabriele Chelazzi, nell’ambito dell’inchiesta sul progetto dell’attentato fallito nei pressi dello Stadio Olimpico di Roma, volesse iscrivere lo stesso Mori nel registro degli indagati. «È solo un’affermazione di Sabella – precisa Mori – senza alcun dato che la sostenga. Chelazzi non ha mai fatto riferimento, nemmeno indirettamente, alla mia persona, non solo in sedi ufficiali con atti formali, ma anche con dichiarazioni agli organi di stampa».
L’ ex generale replica poi a quanto affermato in aula da Violante in una delle scorse udienze. L’ex presidente della Camera aveva dichiarato di avere saputo da Mori che l’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, nel 1992 avrebbe voluto essere ascoltato dallo stesso Violante, ai tempi presidente della Commissione antimafia, ma da solo. «Quella richiesta era rivolta a tutta la Commissione – dice Morì -, non solo a Violante». «La dimostrazione dell’inesistenza, almeno per quanto mi riguarda, di una trattativa con Cosa nostra – aggiunge il generale – è rappresentata già dall’esplicitazione dei miei incontri con Vito Ciancimino a persona terza, come l’onorevole Violante, come dallo stesso confermato in quest’aula. Se, infatti, con questo termine (trattativa, ndr) si vuole intendere un contatto volto a stabilire inconfessabili accordi con una organizzazione criminale, essa presuppone il più rigoroso rispetto del segreto, in particolare con chi di questa ipotetica intesa è del tutto sicuramente inconsapevole ed estraneo, come appunto l’onorevole Violante».
Conclusa la deposizione, il pm Nino Di Matteo ha contestato l’ammissibilità di alcuni allegati citati dal generale Mori e il presidente della corte Alfredo Montalto si è riservato di rispondere. La prossima udienza è fissata per domani mattina e a essere ascoltato sarà l’ex procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli.