Trasporti marittimi, l’oligopolio che regna in Sicilia Il potere dei Morace e gli interessi delle altre famiglie

Da una parte gli interessi economici di poche ma potenti famiglie, dall’altra l’attenzione alle casse pubbliche. In mezzo, la continuità territoriale e il diritto delle persone a spostarsi verso quelle isole che, specialmente in alcune parti dell’anno, registrano flussi minimi. La sfida di Ettore Morace – l’imprenditore della Liberty Lines arrestato con l’accusa di corruzione – a Dorotea Piazza, la dirigente regionale che revocò il bando preparato con criteri di «assoluto favore» dalla predecessora Salvatrice Severino, si giocava su questo terreno. E senza esclusioni di colpi. «Per inchiodarla bisogna fare il giro largo», dice a dicembre il direttore generale della compagnia Nunzio Formica a Morace.

I chiodi andavano trovati per fare desistere Piazza dal proposito di rivedere la pianificazione dei servizi che la Liberty Lines avrebbe dovuto garantire. Specialmente verso Ustica, la piccola isola a nord di Palermo che in passato aveva dato il nome alla società dei Morace. A riguardo la tesi della dirigente era chiara: ridurre il numero di corse di mezza stagione, per coprire i mesi invernali. Una soluzione che, a detta di Piazza, avrebbe garantito la continuità territoriale senza appesantire l’impegno economico della Regione. Ma che non soddisfaceva le aspettative dell’imprenditore: «Morace – scrive il gip Marco Gaeta ricostruendo una riunione di metà dicembre – lamentava un decremento dei propri ricavi e riteneva che il taglio di ulteriori tratte reputate inutili avesse il solo effetto di pregiudicare i collegamenti marittimi e far diminuire le presenze». Uno stato di cose che per Morace poteva essere accettato soltanto con adeguate «compensazioni». In altre parole, con ulteriori finanziamenti pubblici.

E i soldi, alla fine, sarebbero arrivati anche se non per un impegno dei burocrati. A venire incontro ai Morace sarebbe stato Baldo Gucciardi, assessore con delega alla Salute ma fortemente radicato nel Trapanese. È lui che a fine 2016 compie quella che il gip definisce «una vera e propria incursione in giunta» per fare approvare un emendamento da tre milioni e mezzo di euro, per rimpinguare la dotazione finanziaria di Liberty Lines. «Lei è un dio», ammette di avergli detto Morace, parlando con il deputato Girolamo Fazio, anche lui arrestato dai carabinieri.

L’armatore, d’altronde, era ben cosciente del proprio potere e della rete di relazioni costruita negli anni, sfruttando anche l’oligopolio che caratterizza i collegamenti marittimi regionali. Un mercato da mantenere in poche mani, evitando l’intromissione di figure esterne. Sarebbe anche per questo, per esempio, che a ottobre Morace pianifica l’acquisto del 51 per cento della società Traghetti delle Isole, riconducibile all’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella. «Morace intendeva evitare l’ingresso in Sicilia del maltese Frank Portelli», si legge nell’ordinanza.

Lavoro di concentrazione che già in precedenza Morace aveva attuato insieme al gruppo Franza – gli imprenditori a capo della Caronte&Tourist – con l’acquisizione della Siremar, la società che nel 2011 era entrata a far parte di Compagnia delle Isole, partecipata dalla Regione. Quest’ultimo passaggio però era stato osteggiato dal ricorso presentato – e vinto – al Tar dalla Società di navigazione siciliana (Sns), creatura nata dalle mani dei Morace e dei Franza, che ravvisavano un aiuto di Stato nella fidejussione da 30 milioni con cui la Regione aveva sostenuto l’impegno di Compagnia delle Isole. La sentenza dava di fatto l’opportunità a Sns di mettere le mani sull’ex Siremar.

L’attivismo dei Morace e dei Franza aveva portato, un anno fa, il parlamentare nazionale del Pd, Davide Mattiello, a presentare un’interrogazione ai ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo economico. Nel testo il deputato punta l’attenzione sull’oligopolio siciliano. «Dai certificati camerali delle società Ustica Lines, Navigazione Generale Italiana, Caronte & Tourist, Società Navigazione Siciliana risulta chiaramente che trattasi di una identità economica commerciale-finanziaria riconducibile totalmente alle famiglie Franza, Morace, Matacena, La Cava, Genovese di Francantonio», scrive Mattiello.

Nomi coinvolti in vicende giudiziarie. «È notorio che il signor Amedeo Matacena e il signor Genovese hanno una posizione pesante dal punto di vista giudiziario», sottolinea Mattiello che ricorda poi come «Vittorio Morace (padre di Ettore, ndr) è stato rinviato a giudizio per interruzione di pubblico servizio» e che le società riconducibili ai Franza «hanno subito nel passato diverse condanne da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato». 

Osservazioni su cui il governo nazionale si deve ancora esprimere e che, inevitabilmente, dovrà integrare con l’ultima bufera giudiziaria che da venerdì sferza le coste siciliane. Lasciando in alto mare ancora molte domande.


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