«Portando questo tipo di arte qui le persone si sentono coinvolte e non discriminate»: il progetto di Alberto Ruce e Carla Costanza, che combina street art e video, approda a Palermo. «È stato un percorso lento ma pian piano le persone hanno avuto fiducia in noi»
Transumanze, nuovo murale al quartiere Danisinni «Vorrei riuscire a percepire il suono dell’assenza»
Danisinni, Poggioreale, Grotte, Delia, Caltagirone, Catania e San Marco D’Alunzio. Sette tappe per dare vita a
Transumanze, il progetto artistico di Alberto Ruce e Carla Costanza che combina street art e video. I due artisti siciliani emigrati in Francia tornano nell’isola, dal 20 marzo all’11 aprile, per un viaggio pittorico-documentaristico sull’abbandono dei luoghi e delle antiche usanze popolari. «Come il bestiame transumato lascia le zone collinari per trovare cibo, così le persone migrano – spiega la videomaker Carla Costanza – da un posto a un altro, da luoghi dove le opportunità ormai scarseggiano a posti in cui trovare nuove risorse. Anche io faccio parte di questa transumanza: ritorno in Sicilia, la mia terra, per poco».
Transumanze come
l’antica tecnica di allevamento oggi sempre meno utilizzata, a causa della sua complessità. »Abbandonata come tantissime usanze che stanno andando a perdersi – commenta Alberto Ruce -, dalla lavorazione casereccia degli alimenti alla creazione artigianale. Mondi interi che stanno svanendo insieme al ricordo di piccoli gesti e al loro significato simbolico». Il progetto, partito dall’antico rione palermitano Danisinni, prevede due fasi di lavoro. In ogni tappa Ruce, scelto un muro, realizzerà un murale selezionato tra alcuni bozzetti dal museo sociale Danisinni, partner del progetto. Carla Costanza, graphic designer e videomaker, documenterà invece l’intero viaggio con riprese ed interviste. «Vorrei riuscire a percepire il suono dell’assenza, dell’abbandono – afferma l’artista – e filmarlo. Gli occhi di chi abita quei posti e gli scenari solitari saranno i protagonisti.
A Danisinni la prima opera muraria: una scena pastorale che ritrae una contadina con il suo asino. «I due si dirigono verso l’entrata del quartiere – spiega Ruce – a
simboleggiare il ritorno a casa, dopo una giornata di lavoro. Lo stile pittorico è molto in trasparenza, molto velato, come se l’immagine stesse sbiadendo proprio come la simbiosi tra uomo e animale: una realtà che piano piano si sta perdendo». Applicata in perfetta sintonia con crepe, scrostature, ruggine e muffe delle pareti segnate dal tempo, la pittura di Ruce agisce come fermo immagine, cattura una scena rurale e sceglie di raccontare l’uomo: nella sua migrazione e nel suo complesso rapporto con la natura. «La mia ricerca pittorica – continua Ruce – è basata sul vuoto e sull’assenza. Il rapporto che si crea tra l’immagine rappresentata e il luogo viene reso più forte dall’accentuata trasparenza che applico all’immagine, in modo da rendere il soggetto pittorico fuso al supporto, come se facesse parte della storia di quel muro e di quel luogo».
«Mentre Alberto lavorava sul muro io ho potuto
fare un giro del quartiere – racconta Carla Costanza – E’ stato un percorso lento, ma piano piano le persone hanno avuto fiducia in me. Sono riuscita a poter vedere come si vive a Danisinni: dal fruttivendolo al pescivendolo, le persone della parrocchia e i passanti. Paesaggi, persone, ritratti mi hanno ispirato e comunicato l’abbandono. E’ stata una tappa emotivamente molto forte per me». «Danisinni ha risposto in maniera positiva – conclude lo street artist – ci siamo trovati bene con il quartiere. Sono tutti molto curiosi e appassionati a quello che stiamo facendo. Portando questo tipo di arte nei quartieri le persone si sentono coinvolte e non discriminate: solitamente queste piccole realtà non vengono calcolate dagli artisti».
Con Transumanze, inoltre, parte anche la prima residenza d’artista curata dal museo sociale Danisinni. «L’obiettivo – spiega Valentina Console, co-ideatrice e presidente del museo – è portare avanti un’operazione culturale e sociale accendendo i riflettori su un quartiere a lungo dimenticato».