«Sono rimasto sul luogo della tragedia fino a quando i soccorritori non hanno estratto l’ultimo corpo. L’ho fatto umanamente, prima ancora del ruolo che ricopro come sindaco di Casteldaccia. Io conosco solo una vittima, Nunzia Flamia, ma posso dire che le altre otto vittime non avevano la residenza a Casteldaccia quindi ritengo che usassero la casa come luogo di villeggiatura». Ha la voce rotta dal dolore il sindaco Giovanni Di Giacinto, insediatosi al Comune tre mesi fa e che con fatica cerca di capire cosa sia successo.
La tragedia che ha colpito il Comune del palermitano, con due nuclei familiari spazzati via dalla furia del fiume Milicia e dai detriti che in poco tempo si sono impadroniti del luogo, ha creato grande scalpore. Tanto che il premier Giuseppe Conte ha appena annunciato la sua partenza immediata per Palermo, dove incontrerà – alla camera mortuaria al Policlinico -i sopravvissuti e i parenti delle vittime. Per poi recarsi in prefettura e stabilire un primo piano d’emergenza per la zona.
«L’abitazione non si trova sugli argini del fiume – continua il sindaco – ma a circa 100 metri e tra l’altro prima c’è è anche una strada, ecco perchè non mi spiego come questa mole d’acqua e i detriti abbiano seminato morte. Il fiume Milicia non ha dato mai nessun problema. Bisogna considerare che è un corso d’acqua che parte da territori interni come Ciminna per poi giungere qui. Quello che è accaduto è inspiegabile anche perchè da noi non ha piovuto tanto probabilmente si è ingrossato a monte».
Su parte della Sicilia e in particolare sul Palermitano la protezione civile aveva diramato lo stato d’allerta massimo, cioè il bollettino rosso, ma il primo cittadino tende a precisare e a spazzare via ogni dubbio. «Da noi in base ai comunicato e alla macchina organizzativa – continua Di Giacinto – lo stato d’animo allerta era arancione, ripeto poi questo corso d’acqua non ha creato mai problemi». Nel luogo della villetta in contrada Bodale sono intervenuti tempestivamente i vigili del fuoco con una squadra di sommozzatori la polizia, i carabinieri, vigili urbani e la protezione civile.
«Hanno fatto tutti il possibile – sottolinea Di Giacinto- c’era l’intera macchina organizzativa nei casi di emergenza, a loro dico un grazie». Se la macchina dei soccorsi ha profuso ogni sforzo, il primo cittadino sottolinea come in generale occorre sostenere i Comuni soprattutto per ciò che riguarda la manutenzione e la sicurezza. «Non è il momento di fare polemica- conclude Di Giacinto- perchè ognuno deve piangere i suoi morti, ma auspico maggiore operatività e sostegno anche a noi sindaci che spesso per mancanza di fondi ci troviamo in difficoltà. Serve meno burocratizzazione, anche se devo dire che noi sindaci abbiamo le spalle larghe nel trovarci ad affrontare le emergenze».
Intanto al Policlinico di Palermo resta Giuseppe Giordano, 35 anni, l’unico sopravvissuto alla tragedia. Attorno a lui familiari e amici piangono e lo abbracciano.«Ho perso tutto, non ho più’ nulla, mi rimane solo mia figlia», dice inconsolabile l’uomo. L’uomo ha perso la moglie, il padre, la madre, il fratello, la sorella e due figli, un ragazzo di 15 anni e un bambino di un anno.
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