Tra “puttane” e “fannulloni”: istantanea di una società in rivolta

Può un cantante sostanzialmente impolitico preparare l’humus alla rivolta del ’68? Si, se si tratta di Fabrizio De Andrè. «La sua  è una “ribellione primaria” che non ha niente a che fare con la politica», ha detto Luciano Granozzi, docente di Storia Contemporanea della Facoltà di Lingue durante la conferenza in memoria del cantautore genovese svoltasi ieri sera al monastero dei Benedettini. Eppure i personaggi reietti che sbucano fuori dalle sue canzoni, la scelta del dialetto per non poche poesie, l’antiamericanismo, hanno un profondo significato politico, e si finisce per ammettere che De Andrè, pur non avendo partecipato al ’68, ce ne ha dato la più limpida interpretazione nelle sue canzoni.
Tra le immagini sbocconcellate del live al Brancaccio di Roma nel ’98, Emanuela E. Abbadessa – docente di Storia della Musica della facoltà di Lingue e Letterature Straniere – ci porta oltre i confini nazionali, in un “altrove” che non è soltanto fisico, ma che nel nostro si colora di sfumature oniriche e utopiche. La Francia di Brassens, Brel, Ferrè, quel mare inquieto che bagna anche Genova, questi luoghi dell’anima che vivono nella musica di Fabrizio, prendendovi corpo soprattutto attraverso la forma della ballata.
Così, dalle “suggestioni di mare di un uomo agreste”,  passando per Il pescatore, Via del campo, Carlo Martello, e Canzone dell’amore perduto, è la volta del concept- album La buona novella (1970), analizzato con estrema cura dalla dottoressa A. Rotondo – ricercatrice di Storia del Cristianesimo della Facoltà di Lettere – che ha messo in luce il misticismo e la fede in un “Cristo- uomo”, un Cristo rivoluzionario.
Ma ecco che R. Fuzio, cantante e musicista dei Laudari, dalla sua fonovaligia di quand’era ragazzino tira fuori La canzone di Marinella, e nonostante il tempo a disposizione sia quasi terminato, ricorda l’intesa artistica- anche se “in assenza”- tra De Andrè e Dylan, l’utilizzo sistematico della rima nei testi, quella voce stentorea sempre in primo piano… Fino ad Anime salve, ultimo album che riassume, per così dire, tutto il pensiero Di Fabrizio.
Sulle immagini dell’intervista tratta dal backstage del concerto romano e le parole di congedo del coordinatore dell’evento Angelo D’Agosta, membro del Collettivo Lettere-Lingue, si è chiuso l’incontro-omaggio ad un poeta che riesce a parlare a “giovani” di tutte le età, e la cui grandezza sta proprio nell’ essere riuscito a rappresentare bene il suo tempo pur restando sempre attuale.


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