Tutte le sigle sindacali aderiscono allo sciopero davanti piazza Verdi, per protestare contro la disdetta dell'accordo di secondo livello annunciata lo scorso 6 ottobre. A Palermo, da gennaio, 1300 dipendenti passeranno ai contratti di solidarietà. Vitti (Ugl): «Internalizzare attività oggi in appalto»
Tim, protesta dei lavoratori davanti al teatro Massimo «Nessun piano di sviluppo, dall’azienda solo tagli»
Anche a Palermo i lavoratori della Tim protestano contro la disdetta dell’accordo di secondo livello annunciata il 6 ottobre durante l’incontro con i vertici dell’azienda. I dipendenti del colosso delle telecomunicazioni si trovano davanti al teatro Massimo per chiedere la riapertura del tavolo delle trattative e la revisione di «una politica aziendale che non non prevede nessuno sviluppo, solo tagli». Sono queste le parole di Ninni Vitti, della segreteria nazionale dell’Ugl. Si tratta di una manifestazione unitaria, alla quale, cioè, prendono parte tutte le sigle sindacali: Cgil, Cisl, Uil, Ugl e sindacati autonomi.
Dei 33mila dipendenti complessivi, a Palermo, l’impresa che ha il suo core business nella telefonia mobile ne conta circa 1700. Dall’anno prossimo, 1300 di questi dipendenti avranno i contratti di solidarietà, mentre per i restanti, per lo più tecnici, si è aperta la prospettiva della banca ore, straordinari non retribuiti ma che danno diritto, appunto, a ore di riposo aggiuntive.
Per Vitti l’azienda dovrebbe internalizzare alcune delle attività che oggi appalta all’esterno, come quelle che riguardano le pratiche burocratiche per l’autorizzazione agli scavi che servono all’attivazione della fibra ottica. «Inoltre – spiega il sindacalista – ci chiediamo perché non si sia più parlato delle 4000 assunzioni di giovani nel territorio. In questo modo si è chiusa ogni possibilità di ricambio generazionale. Chiediamo anche alla politica di fare la sua parte, per questo chiederemo al Presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta di intervenire nella vertenza».