Alcuni professionisti del gruppo sono arrivati sabato scorso a supporto della popolazione colpita dal sisma. E, tra storie personali e commozione, stanno lavorando per rendere la quotidianità dei terremotati meno precaria, costuendo una ludoteca e una sala ricreativa per anziani
Terremoto, sei volontari di Anpas Paternò ad Amatrice «Qui anche installare un pavimento può fare piangere»
«Sta piovendo, sono arrivate le stufe e ci stiamo sbrigando a montarle nelle tende». Parla velocemente Claudio Corsaro, il caposquadra del contingente inviato dall’Anpas (associazione nazionale pubbliche assistenze) di Paternò ad Amatrice per supportare la ricostruzione della città inghiottita dal sisma il 24 agosto scorso. Nella cittadina in provincia di Rieti l’ente ha dato il cambio all’equivalente emiliano, inviando un gruppo di sei professionisti che rimarranno nelle tendopoli per otto giorni, fino al prossimo sabato. «Non abbiamo orari e, quando siamo stanchi, ci sediamo con le persone, cercando di fare capire loro che tutto questo passerà», racconta Corsaro. Per il resto del tempo i volontari paternesi provano a rendere la vita dei residenti meno precaria, sistemando gli alloggi, cucinando e parlando con loro. A spiegare a MeridioNews la missione è il referente dall’associazione, Salvatore Pappalardo.
«La sala operativa nazionale ha scelto la nostra squadra come la prima tra le siciliane per andare in supporto di Amatrice – precisa Pappalardo – e noi ci siamo subito messi a disposizione». Così da Paternò «sono partiti un idraulico, un elettricista, due addetti alle cucine, una segretaria e un esperto di cantieristica». Figure specifiche che si sono subito messe all’opera, provando a frenare l’emotività davanti «a persone che hanno capito di avere perso tutto quello che avevano», dice Corsaro. Che spiega cosa hanno realizzato i volontari Anpas in pochi giorni: «Una ludoteca per i bambini, per i quali è sempre disponibile uno psicologo, una sala ricreativa per anziani e i pasti». Questi ultimi li consumano tutti insieme al campo: volontari, forze dell’ordine e residenti. «Cuciniamo piatti per circa 450 persone in base ai prodotti che ci sono in magazzino», racconta il volontario.
«Oggi è una giornata particolare perché piove a dirotto. Per cui – spiega – stiamo sistemando le stufe nelle tende visto che inizia a esserci freddo e stiamo mettendo in opera la pavimentazione in plastica intorno agli alloggi per evitare che questi si sporchino troppo». «Ogni persona qui ha una storia ben precisa e qualunque attività, anche l’installazione di un pavimento, può fare piangere», afferma Corsaro. Per i volontari paternesi l’impatto nella città colpita dal terremoto è stato forte, nonostante nemmeno loro possano accedere alla cosiddetta zona rossa, quella maggiormente colpita dai crolli, la stessa in cui ha trovato la morte la maggior parte delle vittime. «È una cosa agghiacciante, anche solo alzare lo sguardo verso il campanile», dice l’uomo. Che continua a entrare nel dettaglio di un paesaggio che si è trasformato in un luogo fantasma.
«Abbiamo visto case di due piani in cui il primo sembrava non essere mai esistito, pareti scomparse, comodini all’aperto, macerie e discariche di materiale edile», racconta Corsaro. Sabato prossimo lui risalirà con gli altri cinque volontari paternesi su un pulmino Anpas, lo stesso che li ha portati fino ad Amatrice. E il pensiero fisso – suo e dei colleghi – è solo uno: quello che succederà quando sarà passato lo stato di emergenza. «Questa settimana pioverà ancora e chissà se continuerà pure la prossima. Non voglio andarmene pensando che le persone che ho conosciuto passeranno la vita in una tenda e – continua – mi auguro che gli vengano dati gli alloggi promessi». Ma Corsaro – che nel 2009 è partito volontario per L’Aquila subito dopo il terremoto – non cederà alla speranza «fino a quando non monterò con le mie mani le abitazioni promesse agli amatriciani».