Sono immortalati nei ricordi degli acesi e di tanti turisti che usufruivano dei servizi termali di Acireale. Oggi, i giardini delle Terme, dopo oltre 10 anni dalla chiusura, saranno riaperti al pubblico in occasione della giornata nazionale del Fai. La bonifica di una parte dello storico complesso, che nel 2020, dopo due aste andate deserte, è tornato a far parte del patrimonio della Regione che ha dovuto riacquistarlo da se stessa per poco più di 9 milioni di euro dopo un tentativo – fallito – di privatizzazione negli anni Duemila. Infatti, Terme Spa, società nata nel 2006 con capitale pubblico e un consiglio di amministrazione nominato dalla politica, dal 2009 è in liquidazione. Da allora si sono susseguiti diversi commissari liquidatori, fino ad arrivare al terzetto degli ultimi anni composto da Francesco Petralia, Nino Oliva e Alessia Trombino, che hanno cercato di risanare i conti e portato avanti le iniziative per individuare chi potesse far ripartire l’intero complesso. Le passività sono state generate nel tempo per i fitti passivi di mutui non pagati alle banche, con un debito – poi ridotto – di 9 milioni, a cui si aggiungono le varie pendenze col Comune e coi privati. Adesso, il governo guidato da Nello Musumeci ha nominato un gruppo di lavoro guidato dall’assessore all’Economia Gaetano Armao e dal docente acese Rosario Faraci per predisporre un piano industriale da presentare ai possibili nuovi acquirenti. L’Inail, che l’anno scorso, come anticipato da questa testata, aveva mostrato un interesse, oggi sembra essersi tirato indietro.
«C’è un interlocuzione dei soggetti attraverso Federterme (organizzazione che rappresenta le aziende termali, ndr) – spiega il presidente dei liquidatori Petralia a MeridioNews – Abbiamo trovato una situazione debitoria di 17 milioni. Ripianati parte dei debiti, grazie all’apporto di alcune associazioni abbiamo sfruttato le risorse a disposizione per rendere fruibile questa parte del Parco delle Terme per questo fine settimana. Abbiamo in programma di aprire i giardini al pubblico anche nei prossimi fine settimana, ma è chiaro che anche questo ha un costo». E se in queste ore, almeno fino alla giornata di domani, si potrà rivedere la bellezza del verde nel suggestivo ambiente nato nell’Ottocento, per l’intera struttura bisognerà attendere che venga annunciato il piano industriale e che questo abbia il sostegno di un privato. Tuttavia la Regione negli ultimi mesi ha provato a farsi trovare preparata. Sia per il complesso termale di Acireale che per quello di Sciacca ha predisposto una somma complessiva di 3 milioni per rendere appetibili i locali. Mentre, risale a qualche settimana fa lo stanziamento di 65mila euro per rivalorizzare il gazebo ottocentesco e la fontana artistica.
La partita, dunque, si gioca tra due fronti: da un lato la Regione cerca di individuare un soggetto privato, mentre dall’altra parte non si è ancora concluso il lavoro dei tre commissari liquidatori. «Resta da estinguere il debito per tre milioni di euro con il Comune di Acireale e il credito vantato dalla Regione per il personale a comando», osserva Petralia. Infatti, nel periodo in cui le Terme di Acireale furono trasformate in una società per azioni, il personale considerato «in eccesso» fu trasferito in altri uffici pubblici, altri 17 restarono a lavorare a comando per le Terme: tutti i lavoratori, però, continuarono a essere a carico della Regione. Per quanto riguarda i debiti col Comune, invece, va avanti la trattativa per il passaggio definitivo dello stabilimento ex Acque Pozzillo che originariamente le Terme avevano concesso all’amministrazione con un accordo 30ennale. Lo stabilimento, su cui c’è l’idea di creare un centro di ricerca insieme all’Università, nel 2021 è tornato nuovamente nella disponibilità delle Terme, dopo essere passato alla Sidoti acque. A queste pendenze restano da risolvere le proprietà dei complessi di Santa Venera e Santa Caterina – oggi completamente devastati da incendi e atti vandalici – che la Regione ha in usufrutto per 30 anni concesso a Terme Spa.
A tentare di contenere i danni è Sogip, la partecipata del Comune che, con degli interventi di manutenzione, sta lavorando in alcuni locali per contenere le infiltrazioni d’acqua per evitare ulteriori ammaloramenti. «Al momento è impossibile stabilire quando la struttura potrà essere totalmente ripristinata – sottolinea il presidente dei liquidatori – Oggi è necessaria una ristrutturazione: la struttura va ripensata secondo i criteri del termalismo di oggi». Su come si sono prodotti alcuni debiti e su alcuni passaggi che ancora rimangono poco chiari, Petralia si smarca dall’addossare responsabilità ai colleghi che lo hanno preceduto, ma «in passato dovevano essere chiusi i bilanci nel più breve tempo possibile e procedere immediatamente con i bandi per la gestione – conclude – invece si è finito per incancrenire la procedura».
A pesare sul quadro debitorio dell’ente sarebbero stati i due mutui accesi nel 1992 dal Banco di Sicilia per 15 e 8 milioni di lire, soldi utili a trasformare l’ex pastificio (un immobile sempre nelle disponibilità dell’ente) in Hotel Excelsior e il Centro polifunzionale in locali per servizi alla persona. Entrambe le strutture sono state chiuse. Su di esse gravava la spada di Damocle del pignoramento per le rate non che nel corso degli anni non sono state pagate e che alla fine hanno prodotto un debito milionario vantato prima dal Banco di Sicilia, poi trasferito a Unicredit e, infine, rilevato dal fondo americano Cerberus. A contestare la gestione del Cda di Terme Spa guidato dall’imprenditore Claudio Angiolucci, era stata Margherita Ferro. Oggi consigliera di Parità alla Regione e candidata sindaca ad Aci Catena, Ferro nel 2010 era stata chiamata dall’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo per ripianare la situazione dell’ente salvo poi dimettersi nel 2012. A lei si sono succeduti Gianfranco Todaro e Luigi Bosco, commissari liquidatori entrambi nominati da Rosario Crocetta, lo stesso governo che ha poi scelto il trio che sta guidando fino a oggi la procedura di liquidazione.
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