Telecom, gli spagnoli padroni delle comunicazioni italiane. Anche di quelle riservate e segrete…

DOPO CHE IL COLOSSO ITALIANO E PASSATO IN ALTRE MANI SORGONO GLI INTERROGATIVI. CERTO CHE L’ITALIA E’ STRANA…

A margine della vicenda Telecon Italia spa non possiamo che ritenere definitivamente conclusa la carriera di manager di Franco Bernabè. Le sue dichiarazioni sulla vicenda relativa all’acquisizione da parte della società spagnola Telefonica della maggioranza del pacchetto azionario della società di telecomunicazioni italiana hanno dell’incredibile.

Sostiene Bernabè che dell’operazione di Borsa con la quale si è verificato il passaggio del controllo aziendale da Telco a Telefonica ha avuto notizia dalla stampa. La domanda a questo punto è d’obbligo: di che cosa si occupa abitualmente un amministratore delegato di una multinazionale se gli sfugge il controllo sulla titolarietà del capitale sociale? Quello di avere contezza e di tutelare il patrimonio che amministra non è un compito primario del suo incarico?

E’ possibile che ad un aministratore possa sfuggire la cresta che il fattorino potrebbe fare sui francobolli quando si reca a spedire la posta aziendale, ma di sicuro la cura del capitale aziendale pensiamo sia uno dei compiti quotidiani di un amministratore.

Questa singolare vicenda ci fa ritenere che la carriera di manager per il Nostro sia definitivamente conclusa.

Sulla vicenda Telecom si è aperto, opportunamente, un grande dibattito che ha al centro la preoccupazione che Telefonica possa appropriarsi della rete e, perciò stesso, verrebbe messa in discussione e a rischio la sicurezza nazionale. Ciò per la ragione che da essa passano tutte le comunicazioni, anche quelle riservate, e quindi chi possiede il controllo della rete ha la possibilità di conoscere anche le comunicazioni riservate o, addirittura, segrete. Per questo motivo si fanno pressioni sul Governo affinché intervenga in qualsiasi modo per togliere il controllo della rete a Telefonica.

Queste sollecitazioni rappresentano la comica finale dell’episodio all’attenzione del dibattito pubblico sull’argomento. Perché la definiamo una comica (o, se volete, una farsa)? Per il semplice motivo che nessuno mai aveva sollevato la questione che era presente sin dal momento che il Governo operò la privatizzazione. Cioè in quella cicostanza non fu messa nel mercato la gestione dell’esercizio attraverso una concessione. No. Fu messo in vendita il patrimonio pubblico costituito dalla rete di telecomunicazioni. Né le preoccupazioni sono venute in occasione dell’uso distorto di spionaggio che si fece durante la gestione Tronchetti Provera.

La preoccupazione sulla sicurezza nazionale nasce ora. Come dire? Lo riferiamo nella nostra lingua che rende meglio: “Quannu santa Chiara fu arrubbata ci misiru i porti ri ferru”.

A noi che siamo semplici utenti, che il servizio telefonico sia di proprietà italiana, spagnola o di qualsiasi altra nazionalità europea interessa poco. Ci interessa che il servizio sia efficiente a costi contenuti. Noi siamo tra quelli che credono nell’Europa unita, ossia l’Europa dei popoli e che venga superato il concetto di nazione. Per queste opzioni di fondo, se volete magari un po’ utopistiche, ci stanno bene gli spagnoli quanto qualsiasi altro di nazionalità europea.

Riccardo Gueci

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