Il Comune di Palermo valuta le certezze che Tecnis fornisce sulla realizzazione dell’anello ferroviario. Il vicesindaco Emilio Arcuri ha incontrato ieri i vertici di Rfi e Italfer per valutare la vicenda dell’appalto del completamento dell’anello ferroviario, affidato alla società attualmente in amministrazione giudiziaria. Le due imprese hanno rappresento al Comune come il contratto d’appalto nella sua stesura e il progetto esecutivo che ne è derivato non consentono, ad oggi, di accertare se sussista la violazione prevista dall’articolo 119 dal regolamento approvato con il DPR 544/99 – appunto, sui ritardi – e ciò malgrado l’evidente sottoproduzione ed il conseguente disagio alla città. Per questo il vicesindaco si è riservato di chiedere al prefetto, Antonella De Miro, la convocazione di un nuovo incontro con Rfi e con l’amministratore giudiziario di Tecnis, Saverio Ruperto, per acquisire definitivamente la volontà e accertare la potenzialità dell’impresa di portare a termine l’appalto. «La ridotta produzione e l’incremento del contenzioso per richieste di maggiori compensi – ha affermato il vicesindaco Emilio Arcuri, che ha coordinato l’incontro – hanno raggiunto, ormai, livelli di criticità che impongono approfondite e definitive valutazioni sulla prosecuzione dell’appalto».
In questi giorni l’amministrazione comunale ed Rfi hanno costituito un tavolo tecnico permanente per la soluzione delle singole criticità che l’impatto dei lavori sulla città determina. «Chiederemo con Rfi all’amministratore giudiziario – scrivono in una nota il sindaco Leoluca Orlando e il vicesindaco – di impegnarsi formalmente a potenziare maestranze, mezzi e risorse per rispettare gli impegni assunti di riaprire alla viabilità l’attuale cantiere di via Amari per il prossimo marzo 2017, così come previsto dal cronoprogramma dell’opera, e di recuperare il grave ritardo maturato nell’area di via Lazio e via Sicilia e di riprendere i lavori in area portuale. La rimodulazione, concentrando gli interventi nelle aree con scadenze definitive, è infatti l’unica modalità che consente, per singola area, di redigere cronoprogrammi certi. Ci auguriamo che l’amministratore giudiziario, che più volte ha sottolineato di rappresentare lo Stato e non gli interessi di un privato imprenditore, saprà garantire il bene comune della cittadinanza, che patisce gravissimi disagi e pregiudizi economici, in un quadro di incertezza non più sopportabile».
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