Mille euro per mettersi in regola, questa la minaccia ricevuta da Francesco Giacalone, che oggi come già undici anni fa non ha voluto piegarsi al ricatto mafioso. «Il teatro educa alla legalità, se non avessi agito così avrei potuto cambiare subito mestiere»
Teatro Savio, direttore denuncia richiesta di pizzo «Sto bene, non avverto nessun senso di solitudine»
«Stai molto attento e prepara mille euro». È questo l’avvertimento che, pochi giorni fa, due uomini hanno rivolto a Francesco Giacalone, direttore del Teatro Savio. Un’intimidazione chiara e diretta, e che a Palermo significa solo un cosa: mettersi in regola con la mafia, pagare la propria parte per continuare a lavorare senza problemi. Accade in pieno giorno, a pochi metri dal teatro, in via Di Blasi. Un episodio che torna con tutta la sua prepotenza a bussare di nuovo alla porta professionale di Giacalone a undici anni di distanza. Anche all’epoca alcuni sconosciuti lo avevano fermato utilizzando le stesse modalità.
«Adesso, come allora, abbiamo deciso di denunciare», racconta Giacalone. Lì per lì rimasto impietrito davanti a quelle minacce, non ha avuto la prontezza di replicare alcunché. «Rimasto solo, ho subito informato il mio datore di lavoro, cioè i salesiani dell’istituto Gesù Adolescente, che gestiscono il teatro – spiega -. Ho raccontato quello che era accaduto e abbiamo deciso chiaramente di andare a denunciare». Un atteggiamento, il suo, rimasto immutato nel tempo, di fronte a circostanze così delicate e gravi. «Non sono persone che avevo mai notato prima o che ho visto bazzicare nella zona, non erano volti a me familiari – dice, ripensando ai due uomini -. I carabinieri stanno indagando, ci auguriamo che si risolva tutto nel migliore dei modi e il prima possibile».
La vicenda è diventata, nel giro di poco, di dominio pubblico, suscitando la solidarietà di istituzioni, colleghi dell’ambiente e comuni cittadini. Ma non teme, Giacalone, che adesso che tutti sanno che ha denunciato il tentativo estorsivo, i responsabili possano reagire in qualche modo per fargliela pagare? «Per fortuna non sono solo, ci sono tanti palermitani e tanti colleghi che mi sostengono e mi sono accanto, comprese le forze dell’ordine – replica con serenità -. In questo momento non avverto questo senso di solitudine».
Una scelta, la sua e quella di chi gestisce il teatro di via Di Blasi, che a suo dire non avrebbe potuto essere diversa. «Se non avessi deciso di denunciare tutto avrei dovuto cambiare mestiere subito, perché il teatro è uno di quei mestiere che educa alla legalità, è uno strumento di educazione di buone pratiche – spiega infatti -, se non avessi fatto questo passo quindi avrei dovuto subito cambiare mestiere mettendomi a fare subito qualcos’altro». Una riflessione che trasmette, a sentirla, quasi un senso di sicurezza e di serenità. Esattamente la disposizione d’animo che Giacalone ha mostrato in risposta alla vile minaccia ricevuta.
«Il Movimento 5 Stelle esprime solidarietà e gratitudine per il gesto di alto valore civico – commenta il consigliere comunale Antonino Randazzo -. Sono segnali importanti di cambiamento culturale e di riscatto per Palermo che ci fanno essere orgogliosi del nostro concittadino, che ancora una volta ha saputo ribellarsi a un’estorsione mafiosa. Per contrastare la mafia c’è bisogno di esempi come quello di Francesco Giacalone che con il proprio coraggio ci rinnova l’idea che il sacrificio dei martiri della nostra terra non è stato vano». Solidarietà anche da Confcommercio Palermo e dall’associazione Aanec, che rappresenta le sale cinematografiche aderente a Confcommercio: «Il comportamento tenuto da Giacalone deve essere da esempio per tutti gli imprenditori che portavano avanti le loro attività con sacrificio e passione nel segno di una legalità vera e concreta», il commento della presidente Patrizia Di Dio.
Appresa la notizia, solidarietà anche dal mondo stesso del teatro, dal Jolly di Nanfa al Crystal di Pupella, e ancora il Colosseum, il Lux, il Teatro Carlo Magno e il Real Teatro Santa Cecilia. «L’arte e la cultura sono un’arma potente contro la mafia, e la presenza di teatri, biblioteche, cinema costituisce un baluardo contro la strisciante presenza della malavita nella nostra città – osserva anche Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro Massimo -. Ci battiamo perché il teatro sia uno strumento di crescita della comunità, di inclusione sociale e di affermazione di valori. Questo episodio dimostra che non bisogna mai abbassare la guardia e che si deve continuare ad andare avanti senza esitazioni. Il Teatro Massimo è vicino al Teatro Savio e a Francesco Giacalone». Tra i sostenitori c’è anche l’associazione famiglie affidatarie di Palermo (Afap), impegnata nella promozione dell’affido inteso come strumento di genitorialità sociale per il recupero educativo di bambini e ragazzi, vicina al «coraggio dell’onestà» dimostrato da Giacalone.