Teatro Biondo più tre. O così o si muore Roberto Alajmo: «Serve un miracolo»

L’unica soluzione per la salvezza del teatro Biondo di Palermo è la conversione in teatro Nazionale e quindi la presentazione della domanda al ministero dei Beni e delle attività Culturali. Ma affinché questo avvenga, sono necessarie una forza economica e un numero tale di spettacoli che al momento l’ente non ha. Per avere tutto ciò, l’unica alternativa è quella di unire quattro teatri cittadini: il Biondo, il Libero, il laboratorio teatrale figli d’arte Cuticchio e il Garibaldi, così a poter presentare una domanda congiunta a Roma. Per farlo c’è tempo solo fino alla fine del mese.

È un cane che si morde la coda. Abbiamo intervistato il direttore del teatro Biondo, Roberto Alajmo che ha tolto subito le ombre sulla sfiducia da parte del sindaco Leoluca Orlando: «La escluderei – dice a Meridionews – per il fatto che il Comune ha stanziato 200mila euro in più per questo teatro, prelevandoli dal fondo di riserva. Mi sembra un atto di grande fiducia». Perché qui non si tratta di questioni di fiducia, ma di problemi economici pregressi, legati alla mancanza di contributi e a fondi che arrivano in ritardo e a problemi di assetto societario. Da mesi la Provincia si è ritirata dall’associazione di cui fanno parte fondazione Andrea Biondo, Regione e Comune. Questo ha creato problemi interni, legati al fatto che un socio è venuto meno e quindi l’associazione va rimodulata.

Direttore c’è una scadenza imminente, quella del 31 gennaio, decisiva per quel salto che Palermo vuole fare, ovvero entrare fra i teatri nazionali. 
«Sì, mancano meno di venti giorni e si aspetta indirizzo sul da farsi. Servono infatti risorse economiche superiori, almeno un altro milione e mezzo di euro rispetto allo scorso anno, un investimento che porterebbe ad avere il prossimo anno finanziamenti statali maggiori. Per raggiungere questo obiettivo c’è l’ipotesi di aggregare quattro strutture palermitane, il teatro Libero, il Laboratorio teatrale figli d’arte Cuticchio, il Garibaldi e lo Stabile di Palermo come capofila. Questi teatri così potrebbero presentare una domanda congiunta».

Ciò cosa vorrebbe dire, che si creerebbe una struttura unica?
«Una struttura unica, con quattro spazi. E con un solo direttore. Non è facile».

E forse la difficoltà sta proprio in quest’ultimo passaggio, «Un solo direttore», un nome che vada bene a tutti…
«Se non sarà così, dovremo vivacchiare».

Perché vivacchiare? I fondi stanziati non bastano? A breve dovrebbe arrivare circa un milione di euro dal Comune.
«No, perché si vivacchia, nonostante i fondi. Ormai da anni è così; fino al 2010, il teatro aveva contributi pari al doppio e poi sono stati dimezzati e abbiamo dovuto ridurre l’attività e tagliare il salario integrativo. Inoltre la stagione, l’attività teatrale, costa quattro volte di meno. È saltato il contributo provinciale, manca dalla Regione l’approvazione di parte del budget 2015 (la somma totale è di tre milioni e ne è stata erogata solo metà, ndr) e del milione e 750mila del Comune. E non saranno stanziati finché non sarà chiara la situazione interna. Sono gli soci infatti a decidere».

E i dipendenti?
«Mi spiace per la loro situazione che grava sui bilanci familiari. Oltretutto noi siamo in modalità provvisoria, una gestione per dodicesima e quindi non posso prender alcun impegno che vada oltre febbraio. La situazione è molto delicata. Loro sono persone responsabili, continuano a lavorare. Da quello che so io, sono stati erogati i fondi di un milione mezzo circa, insieme ai 200mila extra, ma il problema vero è che i contributi vengono erogati sempre in ritardo e questo provoca addebitamento con le banche. Noi paghiamo con puntualità, tutti, abbiamo una banca tesoriera che ci fa credito. Ma ci sono interessi passavi per circa 300mila euro che gravano sui bilanci».

Il teatro è a rischio chiusura? Qual è la soluzione, cosa serve?
«Se non presentiamo la domanda entro fine mese, si perderà il finanziamento ministeriale che era di 800mila euro. Ma non solo, non potremo sopravvivere; e soprattutto si perderà una scommessa, quella di poter diventare teatro Nazionale. Chiudere il Biondo adesso, dopo questa splendida stagione nonostante le difficoltà, sarebbe una follia. Cosa serve? Un miracolo. Solo quello ci può salvare. E forse questo miracolo potrebbe arrivare stasera dopo la riunione dei soci e il consiglio di amministrazione che si riunirà alle 18. Attendiamo».


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