Gli occupanti del teatro romano la chiamano «permanenza, perché è come passare, ma lasciando il segno». Dal 15 al 20 maggio L'arsenale, che in questi mesi si è fatto sponsor degli artisti isolani che s'impegnano in favore della cultura, gestirà lo spazio occupato nella Capitale dal 14 giugno 2011. Diciotto spettacoli, tra i quali la prima produzione della neonata federazione siciliana delle arti e della musica. Guarda il programma
Teatri occupati, Coppola e Garibaldi al Valle A Roma una settimana di spettacoli dal Sud
Un teatro occupato ne ospita altri due. Una matrioska di artisti in movimento per la cultura. È quello che succederà dal 15 al 20 maggio, quando il teatro Valle di Roma occupato dal 14 giugno 2011 ospiterà per una settimana L’arsenale, la federazione siciliana delle arti e della musica promotrice delle occupazioni del teatro Coppola a Catania e del teatro Garibaldi a Palermo. «È più o meno come una direzione artistica, ma noi la chiamiamo permanenza spiega Claudia Scuderi, responsabile delle comunicazione del Valle occupato Passano ma lasciano il segno».
Quella dell’Arsenale è la sedicesima permanenza nel più noto teatro autogestito d’Italia, con un valore artistico, sì, ma anche politico: «Condividiamo le loro idee, portano sul nostro palcoscenico la storia di due occupazioni racconta la ragazza Abbiamo ragionato insieme e deciso di avviare questa sperimentazione, legata anche alla multidirezione». Perché non ci sarà una persona soltanto a gestire i sei giorni di spettacoli, ma sarà l’intero gruppo della federazione. «Una delle cose che vogliamo dimostrare qui dentro continua Claudia, direttamente dalla Capitale è che cambiare tante direzioni artistiche per un’istituzione culturale è un bene». Certo, meno di una settimana è poco, «ma ogni volta che viene fuori una bella cosa è una conferma che il turn-over veloce può funzionare».
Tecnici e attrezzature del teatro Valle saranno in mano per qualche giorno dei loro colleghi siciliani, in un progetto che si chiama A Sud di nessun Nord. Cronache di decolonizzazione. «Volevamo invertire il luogo comune dell’immigrazione», afferma Carlo Natoli, una delle anime dell’Arsenale. «La Sicilia è una grande realtà produttiva, confinata per motivi politici sostiene Natoli Siamo in grado di realizzare spettacoli di grande valore culturale in modo sostenibile, esclusivamente partendo dalle nostre professionalità». Diciotto spettacoli (il programma), tra i quali la prima produzione interamente firmata dall’Arsenale: Storia di un impiegato, ispirato all’album omonimo di Fabrizio De André, pubblicato nel 1973, che raccoglieva le riflessioni del cantautore genovese sul Sessantotto appena terminato. «Potrebbe sembrare che da queste parti ’68 e ’77 non si siano sentiti prosegue l’artista, che Storia di un impiegato l’ha ideato e scritto Invece non è così, abbiamo dato un contributo umano, di persone». Attraverso una parabola, la «conduzione collettiva» dell’Arsenale «vuole raccontare un periodo storico che non viene ancora affrontato con serenità». E aspira a farlo con i video, la musica e la recitazione della Banda Amata Arsenale: «Il debutto al Valle sarà un banco di prova: vedremo quanto di ciò che si produce qui riusciamo a esportare».