Il 75 per cento dei locali del centro storico non è in regola. A rivelarlo è il Comune che si prepara a multare chi evade. E per chi non in regola da due annualità, si procederà alla revoca dell’autorizzazione di suolo pubblico. Zambito: «Bisogna capire le motivazioni che spingono a non pagare»
Tari e Tosap, al via controlli a tappeto per chi non paga Confesercenti: «Misura eccessiva, valutare singoli casi»
A Palermo 3 locali su 4 nel centro storico non pagano la Tari e la Tosap. A rivelarlo è il Comune che, per arginare il fenomeno, annuncia a partire dalla prossima settimana un piano di controlli mirati per multare gli evasori. Partirà in questi giorni, infatti, un programma di interventi straordinari di contrasto: dopo i regolamenti sulla rateazione dei debiti tributari e il ravvedimento operoso, con riduzione delle sanzioni per chi si mette in regola prima di ricevere un avviso di accertamento, parte ora la fase della sanzione «perché ci sono ancora troppi morosi». Stando ai dati forniti dall’amministrazione, infatti, nell’area delimitata tra piazza Croci e via Ruggero Settimo, zona Sperlinga, Cala-Castellammare e Tribunale-Kalsa, su 371 attività – tra bar, pasticcerie, ristoranti e pizzerie – ben 277 non sono in regola (il 74,6 per cento).
A partire dalla prossima settimana, quindi, il settore tributi fornirà al comando di polizia municipale gli elenchi di chi non ha pagato, per consentire agli agenti di effettuare sopralluoghi ‘a colpo sicuro’. I primi riguarderanno soprattutto ristoranti, bar, ortofrutta, pescherie e fiorai. Inoltre, per tutti i locali che risulteranno non in regola per due annualità di pagamenti, si procederà alla revoca dell’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico e saranno valutate altre sanzioni.
Per l’assessore al Bilancio Antonio Gentile «nei primi sei mesi del 2018 il Comune di Palermo ha riscosso per Imu e Tari 76 milioni rispetto ai 64 milioni incassati nello stesso periodo del 2017. Si tratta di una maggiore entrata per 12 milioni di euro, con un incremento del 19 per cento rispetto al primo semestre 2017. Ciò non toglie che la morosità rimane alta». Un piano, quello del Comune, che desta tuttavia perplessità tra le associazioni di categoria, preoccupate dalle sorti dei propri iscritti già colpiti duramente dalla crisi e dagli effetti nefasti dei cantieri sparsi per la città, come ricorda Alfio Zambito, presidente della Fiepet Confesercenti Palermo.
«Le regole vanno sempre rispettate e il suolo pubblico va pagato – avverte Zambito – ma preso atto delle condizioni della nostra città, mi sembra un provvedimento esasperato e inadeguato. Occorre fare delle distinzioni, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Bisogna capire le motivazioni che spingono a non pagare: se entriamo nel merito dei singoli casi ci sono situazioni limite, come per gli esercenti di via Emerico Amari ormai al collasso per colpa dei lavori del tram. Sarebbe opportuno prevedere per loro delle agevolazioni, ad esempio una rateizzazione».
Ma i problemi per i commercianti non finiscono qui: da mesi, come una spada di Damocle, pende su di loro la definizione di un nuovo regolamento su ‘dehors e musica’. Una complicata sintesi tra le richieste dei residenti e le esigenze dei commercianti per contenere gli effetti della movida. I paletti previsti nel nuovo regolamento – stop della musica alle 24, revisione del rapporto tra suolo pubblico-superficie interna e nuove concessioni dei dehors nel centro storico – seppur ancora in via di definizione, preoccupano i rappresentanti di categoria che hanno chiesto un nuovo incontro in commissione nel tentativo di limare alcuni aspetti.
«Il nocciolo della questione non è fermare la musica, ma rispettare le regole ed effettuare più controlli per frenare la concorrenza sleale – spiega Zambito – La nostra proposta, al contrario, prevede di spostare il limite oltre la mezzanotte, sempre nel rispetto dalla legge». E anche per le nuove concessioni dei dehors nel centro storico auspica maggiore elasticità: «Uno stop totale è limitativo – afferma – In tutte le città d’Europa si trovano servizi all’aperto. Siamo nelle condizioni di accettare restrizioni in funzione di quelle che sono il rispetto del decoro urbano ma non concederne più ci sembra inadeguato. Per questo, aspettiamo con ansia che la sesta commissione o l’assessore Marino ci convochi per confrontare le nostre proposte con quelle dell’amministrazione. Non vogliamo essere protagonisti da soli – conclude – ma percorrere un cammino condiviso con gli altri rappresentanti di categoria per tutelare i nostri iscritti».