Taormina, il negozio dove si paga per provare un abito «Richiesta scorretta, siamo andati via senza comprare»

Dieci euro per provare un capo di abbigliamento. È questa l’insolita richiesta che si è sentita rivolgere una coppia entrata in un negozio di vestiti in corso Umberto a Taormina. Soldi che poi sarebbero stati scontati dal prezzo finale, solo se il capo fosse stato acquistato. È accaduto ieri pomeriggio nella Boutique Roberto Pristipino. «Io e la mia compagna siamo entrati in questo negozio del centro – racconta a MeridioNews Eddy Tronchet, 60enne titolare di un’agenzia di viaggi in città, con un’esperienza da candidato sindaco in quota M5s – per chiedere di provare un pantalone a vita alta che lei aveva visto esposto in vetrina qualche giorno prima. Mentre parlavamo con la commessa, il signore seduto alla cassa l’ha chiamata e, dopo una breve conversazione tra loro, la ragazza è tornata con questa richiesta che ci ha lasciati senza parole». 

Di fronte alla inusuale richiesta di dovere pagare per provare il pantalone, Tronchet e la compagna – l’avvocata Suzana De Pennafort – hanno deciso di uscire dal negozio senza acquistare. «Non ci era mai successo, mi sono limitato solo ad avvicinarmi a lui per dirgli che mi sembrava un’azione scorrettissima», precisa Tronchet che sottolinea come non avesse mai avuto in passato nessun tipo di contatto con colui che poi ha scoperto essere il titolare del negozio. «Escludo possa trattarsi di qualcosa di personale nei miei confronti», afferma aggiungendo che l’uomo alla cassa non ha tentato nemmeno di giustificarsi o di trattenerli dentro l’attività commerciale. «Credo sia un atteggiamento controproducente per la città, l’economia del territorio e che possa allontanare i cittadini e i turisti italiani e stranieri».

La prassi di dare un costo alla prova dei vestiti, tuttavia, è già diffusa in alcune attività del Nord Italia. Come nel caso di un commerciante di Sarzana (La Spezia) che aveva esposto un cartello in cui informava i clienti del metodo messo in pratica per disincentivare chi entra in negozio per provare scarpe o abiti firmati e poi ordina lo stesso prodotto online pagandolo di meno. «In questo caso però – fa notare Tronchet – non c’era nessun avviso perché, altrimenti, avremmo proprio evitato di entrare nonostante la mia compagna fosse intenzionata ad acquistare quel pantalone per regalarlo». 

Sorpreso del comportamento è anche il presidente dell’associazione commercianti di Taormina Antonino Scandurra. «Una situazione del genere non si era mai registrata, è una scelta relativa alla singola attività». Informato di quanto accaduto direttamente da Tronchet, Scandurra ha provato a chiedere spiegazioni al Roberto Prestipino: «Mi ha detto che è una politica che ha deciso di adottare, forse per brutte esperienze pregresse, solo la domenica che è il giorno di maggiore afflusso della clientela – spiega il presidente – Il punto però è che noi commercianti non forniamo servizi ma merce e, quindi, non saprei nemmeno come questo guadagno eventuale possa essere registrato a livello legale». Il punto è: se un cliente paga per provare un abito che non acquista, il rivenditore farà comunque uno scontrino o una ricevuta e dichiarerà, quindi, di avere avuto quell’introito? Abbiamo provato a contattare il signor Roberto Prestipino, titolare dell’attività commerciale in questione, ma senza successo. 


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

«Ricordate che in tutti i tempi ci sono stati tiranni e assassini e che, per un certo periodo, sono sembrati invincibili, ma alla fine, cadono sempre, sempre». È da un aforisma del mahatma Gandhi che ha preso spunto l’avvocata Alessandra Furnari nella sua discussione durante il processo per l’omicidio volontario aggravato di Emanuele Scieri, il parà siracusano 26enne in servizio militare trovato cadavere nell’agosto del 1999 […]

«Una macchina di imbrogli e di sotterfugi manzoniana che si è sviluppata sull’esigenza di un costrutto che doveva raccontare un’altra versione dei fatti». Così il procuratore di Pisa Alessandro Crini ha definito la ricostruzione da parte dell’esercito di quanto accaduto all’interno della caserma Gamerra nell’agosto del 1999 nel corso della sua requisitoria a cui è […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo