Il costo per un soggiorno nella perla dello Jonio è già molto alto. «Una famiglia spende la metà nella penisola sorrentina», fa i conti una consigliera comunale. Dal primo gennaio sarà peggio. L'aumento dell'imposta ha scatenato la reazione degli albergatori che minacciano di non riscuoterla. «Non siamo esattori»
Taormina, dal 2016 raddoppia tassa di soggiorno «Un hotel quattro stelle a 105 euro, a Giardini 45»
L’imminente entrata in vigore del già previsto aumento della tassa di soggiorno infiamma le polemiche a Taormina. Gli albergatori della città hanno già presentato un esposto alla Corte dei Conti sull’utilizzo delle somme da parte del Comune in questi anni e continuano a contestare le nuove tariffe che scatteranno dal 1 gennaio 2016. La tassa per il turismo, denunciano, è diventata ormai «la tassa del bilancio». Nel dettaglio, si passerà da due a tre euro negli hotel quattro stelle, mentre nei cinque stelle il balzello raddoppierà, da 2,50 a 5 euro.
«Al momento molti tour operator – spiega Sebastiano De Luca, presidente di Confindustria Alberghi e Turismo – si caricano questa imposta sulle spalle, nell’ambito del pacchetto turistico e senza cioè gravare di questi ulteriori costi il turista. Ma è chiaro che un ulteriore aumento non previsto né preventivato a suo tempo alla stipula dei contratti, ora potrebbe avere una ricaduta negativa su quel rilancio del turismo che noi auspicavamo. L’aumento delle tariffe potrebbe spingere alcuni tour operator a non accettare questa novità e non è difficile immaginare cosa potrebbe significare».
La tassa di soggiorno, introdotta a Taormina dal primo gennaio, sin qui ha portato nelle casse di Palazzo dei Giurati circa un milione e 500 mila euro all’anno che nelle intenzioni del Comune diventerebbero con gli aumenti circa due milioni e mezzo. A far discutere è la destinazione delle somme che, finora per la quasi totalità sono finite nel calderone del bilancio. Fondi che servivano, insomma, per il turismo sarebbero poi diventati un paracadute per l’asfittica situazione finanziaria dell’ente locale, che il 16 dicembre si giocherà a Roma (con apposito ricorso alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti) le sue ultime chance per evitare il default. Un’ipotesi è che la tassa di soggiorno sia diventata salvagente per sostenere i pesanti costi, circa cinque milioni, per gli stipendi dei dipendenti del municipio.
«Rinnoviamo l’appello all’amministrazione e al Consiglio comunale affinché facciano un passo indietro – avverte De Luca -. Se non verranno ripristinati i vecchi importi, informeremo la clientela che la tassa di soggiorno è un tributo che va pagato ma che noi siamo esattori e a tale compito, nel rispetto delle leggi e delle vigenti normative, quindi ci atterremo. Pertanto il cliente sarà libero, nella sua qualità di sostituto di imposta, se versare o meno l’oneroso fardello della tassa di soggiorno». Gli albergatori minacciano di non riscuotere più l’imposta, mentre il Comune ritiene che tale ammutinamento in termini normativi non sia possibile e proprio da Palazzo dei Giurati si lancia, di riflesso, il non troppo velato monito di voler stringere i tempi sul recupero delle tasse non pagate dalle imprese del settore ricettivo.
La presidente della quarta commissione consiliare, Alessandra Caltabiano si collega all’ultimo aumento, ma allarga il cerchio ai costi delle strutture ricettive taorminesi. «Soggiornare qualche giorno in un albergo a tre stelle nella penisola sorrentina costa a una famiglia la metà di Taormina – fa i conti -. Negli alberghi a quattro stelle si passa, ad esempio, da 105 euro di Taormina a 24 di Letojanni o 45 di Giardini Naxos. Per non parlare degli alberghi a cinque stelle dove al turista taorminese viene richiesto un balzello di ben 150 euro mentre ad Acireale si pagherà solo 60 euro. È vero che stiamo parlando di Taormina e di un fascino tutto suo, ma il turista avveduto andrà a dormire a Giardini o Letojanni e poi verrà a Taormina a farsi la passeggiata e a mangiarsi un bel gelato».