Svimez: il Sud Italia più colpito dalle manovre del governo nazionale

Un Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale e con una crisi occupazionale pesantissima. Un Mezzogiorno dove i consumi non crescono da quattro anni, la disoccupazione reale supera il 25% e lavora meno di una giovane donna su quattro. E’ un vero e proprio bollettino da guerra il Rapporto Svimez 2012 sull’andamento dell’economia meridionale presentato stamattina a Roma.

Dal 2007 al 2011, l’industria al Sud ha perso 147 mila unita’ (-15,5%), il triplo del resto del Paese (-5,5%), e ha accelerato la fuga verso Nord degli abitanti.Oltre un milione e 350 mila persone sono emigrate dal Mezzogiorno dal 2000 al 2010. Nello stesso decennio, il Pil procapite meridionale e’ passato dal 56,1% di quello del settentrione al 57,7%. ‘Continuando cosi’ ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa il Sud dal Nord’, osserva Svimez nel rapporto.

Ma non solo. Le quattro manovre di finanza pubblica varate tra il 2010 e il 2011 hanno avuto un impatto depressivo piu’ pesante sul Pil del Mezzogiorno, quantificato in 2,1 punti percentuali, rispetto al Centro Nord.  Dalle elaborazioni Svimez risulta il forte peso dei tagli operati dal precedente Governo al Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) sulla dinamica degli investimenti al Sud che sono crollati. 
E ancora:  Da quattro anni – come scritto nel Rapporto – i consumi del Mezzogiorno non crescono. I consumi delle famiglie meridionali hanno registrato un calo significativo nel corso della crisi, anche per quelli alimentari, riducendosi complessivamente del 4,5%. Il livello dei consumi delle famiglie del Mezzogiorno risulta inferiore in termini reali di oltre 3 miliardi di euro rispetto al valore del 2000.


Se, come previsto, il Pil italiano fara’ registrare nell’anno una flessione del 2,5%, il Pil del Mezzogiorno tornerebbe ai livelli del 1997. Un salto all’indietro di quindici anni” dice  Riccardo Padovani, direttore della SVIMEZ, “Le cronache di questi mesi dell’Ilva di Taranto, di Termini Imerese e dell’Irisbus, con tutta la complessa vicenda Fiat, sembrano confermare – per Padovani – i rischi di una fuoriuscita dai comparti strategici, che presentano una concentrazione degli stabilimenti del Sud”. Per Padovani sara’ indispensabile una maggiore “efficienza delle amministrazioni nazionali e regionali nello spendere le risorse ancora disponibili dei Fondi strutturali e saperli orientare e concentrare su un piano di interventi industriali”.

Nel 2011 la regione piu’ ricca e’ stata la Valle d’Aosta, con 32.602 euro, seguita da Lombardia (32.538), Trentino Alto Adige (32.288), Emilia Romagna (31.524 euro) e Lazio (30.884 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite piu’ elevato e’ stata l’Abruzzo (21.980 euro). Seguono la Sardegna (20.080), il Molise (19.748), la Basilicata (18.639 euro), la Sicilia (17.671), la Puglia (17.102) e la Calabria (16.603). La regione piu’ povera e’ la Campania, con 16.448 euro.

Altra nota dolente il lavoro nero:

Nel 2011gli irregolari in Italia arrivano a 2 milioni 900mila unita’, di cui 1 milione e 200mila al Sud. Se al Centro-Nord il lavoro nero interessa prevalentemente secondi lavori e stranieri non regolarizzati, al Sud vede invece protagonisti irregolari residenti. A livello di settore, nel 2011 al Sud e’ irregolare un lavoratore su 4 in agricoltura (25%), il 22% nelle costruzioni, il 14% nell’industria. A livello regionale in valori assoluti si stimano 296mila lavoratori in nero in Sicilia, 253mila in Campania, 227mila in Puglia, 185mila in Calabria, 131mila in Sardegna, 62mila in Abruzzo, 46mila in Basilicata e 23mila in Molise.

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