Supereco, sisma bonus e il nodo ridimensionamento: «Da sempre diciamo che deve essere migliorato»

Cittadini, lavoratori, imprese e, in qualche modo, persino banche. È trasversale la preoccupazione per il ridimensionamento degli incentivi nel settore dell’edilizia: dal Superbonus all’Ecobonus, passando per il Sismabonus dedicato all’adeguamento antisismico di edifici e abitazioni. Un tema particolarmente sensibile in Sicilia. Dove al 31 ottobre il numero di domande inoltrate è salito a oltre 22mila, per più tre miliardi e mezzo di euro di investimenti ammessi a detrazione e una ricaduta positiva anche in termini di occupazione: con l’edilizia che registra l’unico segno positivo dell’Isola per lavoratori occupati. Poi, nell’ultimo anno, diversi freni avevano fatto scattare l’allarme: dall’aumento del costo delle materie prime – che ha rallentato diversi cantieri – ai cambiamenti in corsa delle regole a causa di truffe milionarie ai danni dello Stato.

Su tutti, a impensierire è stato il blocco della cessione alle banche dei crediti maturati con il bonus, ancora irrisolto. E adesso il nuovo governo sembra voler ridurre anche i vantaggi di questi incentivi: portando il credito d’imposta dal 110 al 90 per cento. Contro questa possibilità si è già espressa chiaramente Confedercontribuenti, ricordando come la situazione attuale stia già mettendo in difficoltà centinaia di famiglie. Ma anche l’Ance, che rappresenta gli edili, ha inviato un nota chiara al nuovo governo, sottoscritta insieme ad Abi, l’associazione dei bancari italiani. Mettendo in guardia sui rischi per migliaia di imprese e decine di migliaia di posti di lavoro. Ma anche per il processo di transizione ecologica del Paese, che beneficerebbe degli interventi di efficientamento energetico di edifici e abitazioni – previsti nei bonus, a partire dal cappotto termico sul tetto – per far fronte al drammatico caro bollette.

Il Superbonus «nasceva meritoriamente come misura per aiutare l’economia», ma «il modo in cui è stata realizzata ha portato una distorsione sul mercato a beneficio prevalentemente dei redditi medio alti. Quindi a favore dei ricchi». Sono le parole utilizzate dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa. Un momento per illustrare il decreto Aiuti in cui Meloni ha difeso la decisione di modificare il Superbonus, abbassandolo dal 110 al 90%. A commentare questo ridimensionato, ai microfoni di Ora d’aria in onda su Radio Fantastica e Sestarete tv, è il segretario della Fillea Cgil Vincenzo Cubito. «Noi diciamo da sempre che il bonus deve essere migliorato perché non si può fare reddito con una misura che serve a rilanciare l’economia di questo Paese. Bisognerebbe aumentare le percentuali quando si tratta, per esempio, di miglioramento energetico e sismico. E permettere agli enti di utilizzarlo per rendere fruibili edifici di case popolari. Tuttavia non si può dire oggi a migliaia di cittadini e imprese che si sono impegnati nel fare investimenti importanti, convinti di ristrutturare con i bonus, che da ora si ritroveranno con un pugno di mosche in mano. Il settore creditizio? Dice di volere lo sblocco del bonus, ma spesso propone investimenti alternativi per guadagnarci. La soluzione? Aumentare i controlli per evitare le truffe e garantire la sicurezza sul lavoro con imprese serie».


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