Stupro a Vittoria, resta in carcere il 26enne indagato È accusato di violenza sessuale, sequestro e rapina

Il Tribunale del Riesame di Catania ha deciso: Sergio Palumbo resta in carcere, nella
sezione della casa circondariale di Caltagirone riservata a chi ha commesso reati di
tipo sessuale.
Evidentemente sono stati ritenuti troppo gravi gli indizi di colpevolezza e le accuse a
suo carico: violenza sessuale aggravata, sequestro di persona e rapina

Il 26enne
vittoriese era stato inizialmente rinchiuso a Ragusa, poi il trasferimento nel Catanese.
Dalla sua bocca neanche una parola all’autorità giudiziaria su quello che è successo in quella notte di inizio settembre in cui la vittima, reduce dalla festa per il proprio
30esimo compleanno, stava facendo ritorno a casa. 

«Aspettiamo di leggere bene le
motivazioni del tribunale – ha commentato l’avvocato Gianluca Nobile, difensore di
Palumbo – poi valuteremo l’eventuale ricorso in Cassazione, così come previsto dalla
legge. Le motivazioni mi sono state notificate stamattina e abbiamo tempo fino al 6
ottobre per procedere». La richiesta della difesa era stata quella degli arresti
domiciliari a Vittoria
, quindi nella stessa città della vittima, eventualmente anche con
l’ausilio del braccialetto elettronico. A supporto della richiesta era stata depositata
una memoria di otto pagine e la sentenza era attesa entro sabato, ma è arrivata già in
queste ore. 

Palumbo, come si ricorderà, aveva fermato la ragazza in piena notte con la scusa di
chiedere aiuto per la moglie che stava male
. Quello che è successo dopo,
documentato anche delle telecamere, parla di un sequestro durato ore con il giovane,
cocainomane con moglie e figli a casa, già condannato dal Tribunale di Ragusa per
fatti analoghi
, che ha stuprato la ragazza prima in una stradina deserta vicino al
cimitero di Vittoria e poi a Marina di Ragusa, raggiunta a bordo della Punto Bianca
con la quale la povera ragazza ha vissuto il peggiore di tutti gli incubi: minacciata di
morte con una pietra dopo che lui aveva letto a voce alta tutti i dati della sua carta
d’identità e le aveva detto «Ora so chi sei e dove vivi» e giù minacce a lei e alla
famiglia prima di toglierle pure 200 euro dalle tasche. 

Alle cinque del mattino la liberazione e la prima richiesta di aiuto, la corsa in
ospedale, l’allarme alla polizia che ha avviato le indagini. Palumbo, nonostante la condanna, dal febbraio scorso era libero con il solo obbligo di dimora a Vittoria, in
attesa del processo di Appello per un’altra aggressione. 

A Vittoria l’episodio ha scosso gli animi di tutti, e unanime è stata l’indignazione
quando la difesa ha depositato il ricorso al Tribunale del Riesame di Catania per
ottenere la revoca dell’ordinanza di custodia in carcere, disposta dopo la convalida del
fermo dal Gip del Tribunale di Ragusa Vincenzo Ignaccolo. L’avvocato Nobile, però,
replica: «Sto facendo solo il mio lavoro. Le prese di posizione erano messe in
conto, è quello che succede ogni volta che affrontiamo casi del genere, ma noi
cerchiamo solo di fare il nostro dovere nel modo migliore
».


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

Sono stati condannati i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Finisce così il processo di primo grado con rito ordinario per l’omicidio volontario aggravato del parà siracusano Emanuele Scieri, avvenuto all’interno della caserma Gamerra di Pisa nell’agosto del 1999. Per loro il procuratore Alessandro Crini aveva chiesto rispettivamente una condanna a 24 anni e 21 anni, […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo