Studenti e docenti uniti contro Monti

Dobbiamo avere il ‘coraggio’ di riconoscerlo: una cosa buona (una sola, però) il Governo Monti l’ha fatta: è riuscito a unificare tutto il mondo della scuola – docenti e studenti – contro le politiche dissennate portate avanti dallo stesso Governo.

Ed è veramente un piacere leggere il comunicato dei Cobas della scuola:

“Dopo quella del 14 novembre – si legge nel comunicato arrivato stasera in redazione – di nuovo una grande giornata in difesa della scuola pubblica quella di oggi in tutta Italia (ieri, per chi legge): e una bella giornata per la democrazia in un Paese che ne ha tanto bisogno e da tempo ne sente la mancanza”. (a sinistra, foto tratta da cobasscuolapalermo.wordpress.com)

Snals e Gilda: meglio perderli che trovarli…
“Una giornata – si legge sempre nel comunicato – che ha dimostrato quanto fosse sacrosanta la decisione dei Cobas (che pure avevano già scioperato il 14) di confermare lo sciopero della scuola e le manifestazioni con gli studenti a Roma e in tante altre città, dopo che Cisl, Uil, Snals e Gilda li avevano sciaguratamente revocati, dimostrando di non aver nessuna intenzione di lottare davvero contro la politica scolastica del Governo, ma di aver solo cercato di cavalcare la forte protesta della scuola di queste settimane”.

Alla faccia dei sindacati confederali, eterni ‘ascari’ di tutti i Governi
“A Roma, decine di migliaia di manifestanti, studenti, docenti ed Ata, in due cortei determinati e pacifici che, partiti da piazza della Repubblica – quello Cobas – e da Piramide – quello degli studenti – si sono incontrati in piazza Venezia procedendo poi insieme fino al Senato, e con gli studenti che sono poi tornati in corteo fino al Colosseo”.

“A Palermo, il nostro corteo di docenti e Ata partito da piazza Politeama è poi proseguito con i nostri studenti, presenti a decine di migliaia, a cui ci siamo uniti – da piazza Verdi – come loro insegnanti, continuando insieme la manifestazione. A Catania più di 20.000 manifestanti, organizzatissimi con striscioni delle varie scuole, venuti da tutta la provincia”.

“Tutto è andato bene ovunque, senza gli ‘incidenti’ così platealmente paventati dai vertici istituzionali nei giorni che hanno preceduto le manifestazioni. E con la riaffermazione del diritto a manifestare senza zone rosse”.

“Grande rilievo ovunque ha avuto la protesta del popolo della scuola pubblica: e non solo contro il folle aumento dell’orario frontale nelle medie e superiori – che lunedì nella votazione alla Camera della legge di instabilità dovrebbe essere definitivamente cancellato, dimostrando che solo la lotta paga davvero – ma anche contro l’impoverimento dell’istruzione pubblica, l’espulsione e il concorsaccio dei precari, la deportazione degli insegnanti inidonei, il blocco di contratti e scatti di anzianità, la legge Aprea-Ghizzoni; e in generale contro una politica governativa che vorrebbe imporre una scuola-miseria con tagli permanenti e finanziamenti ridicoli, per sfornare una massa di giovani precari sottomessi alle imposizioni dei gruppi industriali e finanziari e delle caste politiche e manageriali, che hanno provocato la gravissima crisi che affligge dal 2008 l’Italia e l’Europa”.

“Ma quella di oggi (ieri per chi legge) è stata anche una bella giornata per la riaffermazione della democrazia. Si è dimostrato che quando si può – come in tutta Europa – manifestare presso i palazzi governativi senza blindature, quando le forze dell’ordine non barricano il Parlamento e i palazzi del potere politico e non aggrediscono chi vuole manifestare in tali luoghi, tutto si svolge pacificamente e senza incidenti”. (a sinistra, foto tratta da direttanews.it)

“Ci auguriamo che sia un monito per le prossime tappe di un conflitto sociale che inevitabilmente sarà forte e acuto fin tanto che non riusciremo ad invertire le disastrose politiche liberiste che, in Italia come in Europa, non hanno affatto ridotto il debito pubblico ma ingigantito la recessione, il blocco economico, l’impoverimento dei salariati, dei settori popolari e dei servizi pubblici, la disoccupazione e la precarietà”.


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