Stragi ’92, Fabio Fazio presenta la sua orazione civile «Un racconto senza retorica, Palermo non fa più paura»

Un’orazione civile «senza retorica», un racconto «non giornalistico ma emotivo» che non vuole essere «né un’inchiesta, che già ce ne sono tante, né una celebrazione» ma una riscoperta «senza omissioni» dei luoghi della memoria, quasi con intento «pedagogico», per spiegare gli attentati del ’92 nell’anno del 25° anniversario e la strategia stragista del ’93 «che ha fatto precipitare questo Paese in un grave pericolo democratico a causa di quello che sembrava quasi un golpe sudamericano degli anni Sessanta, un rischio di cui all’epoca non ci siamo resi subito conto».

Così il popolare presentatore televisivo Fabio Fazio ha presentato, all’Auditorium Rai di viale Strasburgo, l’evento speciale del 23 maggio, dal titolo FALCONEeBORSELLINO: per tre ore, dalle 20.30 alle 23.30 circa, andrà in onda senza pubblicità un racconto a metà fra narrazione, scrittura teatrale e documentario. Al fianco del conduttore di Che tempo che fa sul palco centrale di via D’Amelio ci saranno Pif e Roberto Saviano ma sarà possibile seguire la trasmissione anche dagli schermi piazzati in via Notarbartolo e sul piazzale antistante al Palazzo di Giustizia. Nell’ultima parte la diretta si trasferirà a Capaci, davanti alla stele sull’autostrada A29 che indica il punto della strage in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Collegamenti sono previsti dai «luoghi della memoria» con narratori che di volta in volta rievocheranno «un segmento, un frammento di quegli anni e delle vite, e delle morti, di Falcone e Borsellino».

«Abbiamo scelto questo titolo, con i loro cognomi attaccati – spiega Fazio -, perché quelle due date sono collegate e accomunate dal sacrificio dei due magistrati. Eviteremo il più possibile la retorica, lavoriamo al testo da settimane asciugandolo da avverbi e aggettivi. Mi dà fastidio che Falcone e Borsellino vengano sempre nominati alla bisogna, bisogna pronunciare i loro nomi con consapevolezza per il rispetto che si deve loro. Sinceramente non so se in vita abbiano avuto tanti amici… Ci siamo confrontati con una storia così grande con molto rispetto per le persone rimaste, i familiari delle vittime e i sopravvissuti perché ci sono equilibri e sensibilità diverse». La loro è una storia «epica, ai limiti del religioso, del mistico, perché sapevano a cosa andavano incontro ma hanno ugualmente compiuto il loro destino. Tuttavia questa aura di epicità si scontra con la concretezza dei luoghi in cui sono stati e delle persone che hanno incontrato. Noi vogliamo raccontare questa distonia».

«Non sarà un racconto facile per un pubblico televisivo abituato ad altro e al quale chiederemo un grosso sforzo – sottolinea – ma ci preme che questa orazione arrivi non solo ai palermitani, che già conoscono questa storia, ma a tutti gli italiani che non la conoscono. È una storia che appartiene a tutti, all’Italia intera». Sarà una corsa «spericolata di tre ore, tutte in diretta» fino a Capaci, dove «ci piace concludere la trasmissione perché l’Italia si deve riappropriare di quel pezzo di autostrada».

Tra gli ospiti Maurizio Costanzo (vittima di un fallito attentato a Roma nel 1993), Giovanni Paparcuri, Ottavia Piccolo che trasformerà l’aula bunker in un teatro. E poi Don Luigi Ciotti, Carmen Consoli, Pierfrancesco Favino, Beppe Fiorello, Fiorella Mannoia, Nicola Piovani, Michele Placido, Vittoria Puccini, Isabella Ragonese, Giuliano Sangiorgi, gli Avion Travel, Luca Zingaretti. Spazio anche ad una dedica ai caduti nelle forze dell’ordine e alla musica con un’orchestra di giovani siciliani.

Ma la vera protagonista «sarà Palermo – assicura il presentatore Rai -. La faremo vedere dall’alto. Questa è una città viva e contemporanea, oltre che bellissima. Soprattutto non fa più paura come un tempo: oltre ad avere un fascino stupefacente ha ritrovato la sua vitalità, è una città vivace, piena di ragazzi e ragazze, con un’imprenditoria forte. E solo l’arte e la bellezza, forse, possono dire l’indicibile».


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