Christian Paterniti, 32 anni, è un operatore sociale che da tempo lavora nei quartieri difficili della città. Da 11 anni, però, suona in giro per l'Italia e ha al suo attivo più di 250 concerti. Adesso il nuovo lavoro, che sarà realizzato solo se la campagna di crowdfunding su Musicraiser andrà a buon fine
StoryBorderLine, ecco il nuovo disco del rapper Picciotto «Dodici storie per raccontare la strada e il riscatto sociale»
Christian Paterniti ha 32 anni, è palermitano e papà di due bambine: una di sei anni e una di due mesi. Operatore sociale, da dieci anni lavora in quartieri difficili della città, prima allo Zen 2 con l’associazione Laboratorio Zen Insieme e adesso all’interno del progetto Frequenza200 al Borgo Vecchio, insegnando ai bambini a fare rap, ad usare le parole e le rime come strumento di riscatto sociale. Già perché Christian, in arte Picciotto, è anche e soprattutto un cantante rap, suona da undici anni e ha fatto più di 250 concerti in giro per l’Italia, molte le collaborazioni importanti. Oggi arriva la possibilità di un nuovo sogno, un nuovo disco, il sesto, anche questo, come gli altri sarà autoprodotto, ma grazie ad un crowfunding su Musicraiser con il quale dovrebbe raccogliere seimila euro entro i primi di febbraio. Se non dovesse raggiungere la somma tutti i soldi saranno restituiti ai sostenitori e StoryBorderLine, questo il nome del progetto, rimarrà soltanto un sogno svanito.
Ma StoryBorderLine non sarà soltanto un disco. L’ambizione è quella di farne una web serie e forse anche un libro. Dodici tracce, dodici storie che parlano di disagio sociale, precarietà esistenziale, abusi, emarginazione, che parlano della società in cui viviamo, ma che soprattutto raccontano il riscatto sociale. Le storie che Picciotto racconterà sono tutte collegate tra di loro. Si partirà da Silvia, una giovane escort da cui si diramano e s’intrecciano tutte le altre storie come una catena fatta di bene e male, di squallore e di umanità, storie che conosciamo e che abbiamo visto o incrociato.
«Se non facessi questo lavoro – spiega Christian – molte cose non mi verrebbero in mente, le mie storie mischiano realtà e fantasia. Palermo è una città difficile per chi come me vuole fare musica, non ci sono spazi, c’è poca attenzione ai contenuti, ma ci sono le storie. C’è la gente che tra mille difficoltà cerca di sopravvivere, c’è l’umanità di chi accetta la propria condizione e lotta per riscattare se stesso e la propria comunità. È una città incredibile che offre poco dal punto di vista della realizzazione professionale, ma è tutta da scoprire e raccontare e il rap nasce per fare denuncia sociale».
La mattina e il pomeriggio lavora: è la notte che Picciotto si concentra sulla scrittura dei suoi testi, quando anche le sue figlie dormono. StoryBorderLine sarà il primo esempio in Italia di storia di scrittura audiovisiva. Le tematiche affrontate sono le più varie, ma sempre attualissime: dall’immigrazione alle morti bianche, dalle coppie di fatto alla repressione sociale e ai disagi. Tutte, però, alla fine avranno una forma di riscatto, o individuale o collettivo. Oltre alle storie nate dall’esperienza fatta sul campo, nel territorio palermitano, ci sono due canzoni di respiro internazionale. «Ci sarà una canzone che racconta la storia di Jorge Carrascosa – spiega Picciotto -, il capitano della nazionale argentina che prende a calci il sogno di ogni bambino di poter alzare la coppa del mondo da capitano nel suo paese e rifiuta la convocazione al mondiale di Argentina ’78. Un’azione di protesta nei confronti di un’operazione propagandistica del governo militare di Videla che dopo il golpe del ’76 stava compiendo ogni possibile sopruso sulla dignità umana dei suoi oppositori».
E, infine, ci sarà anche la storia di Wesley Cook al secolo Mumia Abu-Jamal, giornalista radiofonico e attivista delle Black Panthers impegnato nel raccontare le lotte a difesa dei diritti della comunità afroamericana nella libertaria Philadelpia, dove viene arrestato e picchiato a sangue nell’ambito di una sparatoria nel quale muore un agente di polizia. Nessuna prova schiacciante condannerà Mumia che, però, da 34 anni è in isolamento nel braccio della morte, in un carcere della Pensylvania. Mumia ancora oggi, malato di epatite C e diabete, continua a scrivere e pubblicare libri per la sua gente, la stessa comunità locale e internazionale che è riuscita tramite tantissime lotte e iniziative a commutare la sua condanna da pena di morte in ergastolo.