C’è il lavoro dietro la storia di ricostruzione di un ex detenuto siciliano. «Non avevo regole e, adesso, sono addirittura io a farle rispettare agli altri», nel suo ruolo da dipendente dell’ente Scuola edile della provincia di Catania. «Anche se potrebbe sembrare incredibile, il suo futuro era in qualche modo già scritto nel suo passato», […]
La storia di ricostruzione di un ex detenuto: «Non conoscevo regole, ora le faccio rispettare agli altri»
C’è il lavoro dietro la storia di ricostruzione di un ex detenuto siciliano. «Non avevo regole e, adesso, sono addirittura io a farle rispettare agli altri», nel suo ruolo da dipendente dell’ente Scuola edile della provincia di Catania. «Anche se potrebbe sembrare incredibile, il suo futuro era in qualche modo già scritto nel suo passato», racconta a MeridioNews il direttore dell’ente Antonio Piana. E, in particolare, in un episodio del passato del 37enne, che abbiamo deciso di lasciare anonimo.
La storia di rinascita di un ex detenuto con il lavoro
I reati Marco – nome di fantasia – li ha commessi tutti quando era minorenne. «Non mi voglio giustificare – ci tiene a precisare al nostro giornale – ma sono cresciuto in un ambiente e un contesto senza regole». Esterne almeno. Perché quelle interne, in qualche modo, Marco se l’era costruite già da solo. Tanto che, nel corso di una rapina che stava cercando di mettere in atto, una anziana si sente male e sviene. Invece di scappare con il bottino, Marco rimane lì fermo. Solo per accertarsi che la signora stesse bene. Una rassicurazione che gli è costata l’arresto e poi anni di carcere.
La nuova vita da «persona polivalente»
La sua nuova vita inizia a costruirla nel 2009, mentre è detenuto nella casa circondariale di Augusta, in provincia di Siracusa. «Avevo 19 anni quando mi hanno proposto un progetto di reinserimento e miglioramento sociale», ricostruisce il giovane. Una borsa lavoro premio riservata a detenuti che si sono distinti per il loro comportamento in carcere. Marco inizia il percorso con Scuola edile senza nemmeno pensarci. «Il mio primo obiettivo – ammette – era fare un’esperienza fuori da quelle mura. Ma che fosse davvero formativa, perché ero consapevole di non avere nessuna base per un futuro lavorativo una volta finito di scontare la mia pena». Marco, adesso, ha un contratto a tempo indeterminato e si occupa di servizi generici come collaboratore dell’ente. Una sorta di bidello vecchio stampo, per intenderci. Dal giardinaggio alla pulizia, dall’assistenza ai ragazzi che frequentano i corsi alla logistica. «E questo ruolo può ricoprirlo perché è una persona polivalente», afferma il direttore dell’ente.
Il contratto a tempo indeterminato con Scuola edile

Nel giro di un anno, per lui viene strutturato un tirocinio formativo. Intanto, conquista la semilibertà: di giorno impara un mestiere, di sera torna a dormire nella sua cella. Questo per circa cinque anni. «Poi – prosegue Antonio Piana – abbiamo cucito a misura su di lui un progetto di reinserimento sociale. Perché, negli anni, si è fatto conoscere e volere bene come persona e apprezzare come lavoratore». Dopo un passaggio in affidamento ai servizi sociali, nel 2023, Marco finisce di scontare la sua pena. «Ero un cittadino libero, ma soprattutto avevo costruito la mia nuova persona», racconta. Di lì a poco arriva l’assunzione a tempo indeterminato e full time da parte di Scuola edile. Un ente paritetico territoriale unificato per la formazione e la sicurezza per l’industria e l’edilizia della provincia di Catania.
«La persona non è il reato»
«Non è stata solo una risposta a un bisogno sociale – sottolinea Piana – È che, negli anni, abbiamo visto in lui un’evoluzione umana e lavorativa». Due percorsi che sono andati di pari passo. «Quando ho conosciuto le persone dell’ente avevo 19 anni – torna indietro con il pensiero Marco – e mi hanno letteralmente cambiato la vita». Con loro è come se, in questi 18 anni, fosse ridiventato maggiorenne. «Ho capito che non ero solo i reati che avevo commesso – afferma Marco – Ho iniziato a inquadrarmi e ad appassionarmi. Ma per il vero reinserimento sociale ci sono voluti anni». Non è un cambiamento repentino. «Chi sbaglia e ha la possibilità di essere recuperato – aggiunge – deve avere una un’opportunità reale. Per questo, io sarò sempre grato a chi ha impiegato tempo ed energie per insegnarmi un lavoro. Nessuno, prima di loro – conclude – mi aveva fatto capire cosa fosse giusto per stare in società».