Storia di PierPaolo, segretario comunale in Piemonte costretto a fare il cameriere

Oggi, parliamo di una storia tutta italiana che inizia nel 2006 quando Pierpaolo Nicolosi, originario di Leonforte in provincia di Enna, allora venticinquenne, appena laureato in Economia, presso l’Università degli Studi di Catania, decide di entrare nel mondo del lavoro. Prima cosa a cui pensa, ovviamente, emigrare. Fatte le valigie, si trasferisce in Piemonte, dove subito comincia a lavorare in un istituto bancario a Torino.

Essendo un ragazzo in gamba, lavorava di giorno e studiava la sera, per prepararsi ai concorsi, in particolare si prepara per il corso-concorso di Segretario comunale.
Nel 2009 realizza il suo sogno: non solo  vince questo concorso, ma anche uno all’Agenzia dell’Entrate.  Così, lascia il suo lavoro in banca e opta per il posto di Segretario comunale. E qui comincia la sua incredibile (ma vera) disavventura.
Apriamo una piccola: quella del segretario comunale è una figura fondamentale nella pubblica amministrazione visto che si  occupa di garantire la regolarità delle procedure amministrative e degli atti comunali. Infatti, lo Stato investe molto su questo fronte. Si accede al ruolo, come detto,  mediante un concorso che prevede la partecipazione ad un corso che si svolge a Roma e ad i vincitori del bando viene offerta una borsa di studio ed anche il vitto e l’alloggio. Il corso del 2009 è costato allo Stato 8 milioni di euro per formare 360 segretari, dislocati nelle varie regioni a seconda delle richieste regionali ed inseriti in un un albo da cui i sindaci possono attingere in maniera discrezionale.

Ma torniamo a Pierpaolo. Che, dopo avere superato brillantemente il concorso, viene dislocato in  Piemonte in attesa del suo primo incarico. Da neo-segretario comunale, può ricoprire l’incarico nei comuni  con non più di 3000 abitanti e rimanere nella sede di prima destinazione almeno per 2 anni.  Così, inizia a fare decine di colloqui nei vari comuni. Ma, come scoprirà presto,  è davvero difficile farsi scegliere, in una terra straniera, senza avere il giro delle ‘giuste amicizie’.

Il  nostro amico si accorge subito delle storture del sistema: l’agenzia regionale del Piemonte, invece di aiutare i neo-segretari continua a prorogare le supplenze di coloro che hanno già incarichi in altre sedi. “Ci sono segretari che in Piemonte, ma anche in altre parti d’Italia hanno incarichi in dieci o più comuni i – dice  Pierpaolo a LinkSicilia – e mentre in Sicilia ha un senso perché i segretari comunali sono inferiori al numero dei Comuni, in Piemonte non ha senso perché ci sono abbastanza unità per coprire tutte le necessità della Regione”

Che senso ha tutto questo per il sistema che ha speso 8 milioni di euro per formare dei nuovi segretari? Nessuno. Ma evidentemente fa comodo a qualcuno.
Ovvero ai vecchi segretari comunali che possono guadagnare di più attraverso gli incarichi multipli e rendere meno contentibile la loro posizione non facendo maturare gli anni di azianità necessaria per contendere i loro incarichi nei comuni con più di 3000 abitanti; ma conviene anche agli enti, perché “risparmiano” per poi essere costretti in molti casi a chiamare consulenti esterni esperti in diritto amministrativo.


Intanto Pierpaolo attende  da più di un anno  l’assegnazione dell’incarico e intanto, per mantenersi fa il cameriere.
Nulla di male per carità e gli fa anche onore, ma è scandaloso che un giovane promettente impiegato di banca vinca due concorsi, opta per uno dei due e rimanga con un pugno di mosche in mano; non per uno strano scherzo del destino, ma a causa di un sistema malato.
Ci troviamo di fronte all’ennesimo esempio di come i giovani non riescano entrare nel mondo del lavoro non perché incapaci scansafatiche, ma perché la nostra Italia è strutturata per garantire le posizioni di rendita con norme e deroghe ad hoc.

 

Eugenio Catania

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