Stop alle assunzioni negli ospedali, aumentano i biglietti degli autobus: la crisi la pagano i cittadini

IL GOVERNO CROCETTA SCARICA IL PESO DELLA CRISI SUI CITTADINI SICILIANI

La Sicilia è in bolletta, e questo ormai è un fatto noto.  I Comuni sono a rischio default a causa dei tagli dei trasferimenti di Stato e Regione. Idem per le Province, in via d’abolizione, lasciate a bocca asciutta e impossibilitate a garantire i servizi. Migliaia di precari rischiano il licenziamento: i conti, insomma, sono saltati.

Tra mille emergenze, cosa fa il Governo per reperire fondi aggiuntivi? Tagli agli stipendi degli assessori tecnici? Tagli agli sprechi della casta?

Niente di tutto questo. Continua a ‘farla pagare’ ai cittadini, la crisi.

Anche toccando quelli che sono i servizi essenziali. Come riporta la Repubblica stamattina, ad esempio, la Regione comincia con un clamoroso dietrofront sull’annunciata assunzione di medici e infermieri: “Dopo il richiamo della Corte dei conti per l’eccessivo numero di precari in corsia (sono 2.600), l’assessorato alla Salute aveva dato il via all’infornata di oltre mille sanitari.

Ora ci ripensa: prima bisogna approvare il piano dei tagli a posti letto e reparti doppione imposto da Roma. Così, a Palermo, su 550 contratti programmati, ne sono stati firmati appena 176. Un blocco che rischia di mandare in tilt i Pronto soccorso pieni di camici bianchi precari, ma anche i reparti di Anestesia e Rianimazione, Ginecologia, Ortopedia e tutte le aree d’emergenza”.

I vertici degli ospedali lanciano un sos: “Non potremo garantire l’assistenza minima”.

Come se non bastasse, un’altra  batosta arriva per i pendolari degli autobus: aumentano le tariffe in tutta l’Isola. Lo stabilisce un decreto appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione. A Palermo si passerà subito da 1,30 a 1,40 euro. In tutta la Sicilia arrivano i rincari.

Martedì, intanto, in Aula dovrebbe arrivare il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio. Una manovra da 71 milioni di euro che non basterà neanche a tamponare le emergenze.

Sullo sfondo resta il mistero del bilancio regionale 2014 di cui ancora non c’è traccia e le tante anomalie a cui il Governo non dà risposte. Qualche esempio.

Prima anomalia. Da mesi segnaliamo la mancanza di chiarezza sul Fondo sociale europeo (Fse) e sul Piano di sviluppo rurale (Psr). Due miliardi di euro e rotti per il primo e idem per il secondo.

In un momento di grande difficoltà sarebbe bene che il Governo rendesse pubblici i veri ‘conti’ di queste due sezioni dei fondi europei. Come sono stati spesi questi soldi? C’è stato il cofinanziamento da parte della Regione o – questo è il nostro dubbio – sono, almeno in buona parte – finiti nel calderone della spesa pubblica improduttiva della Regione?

E’ normale che un Governo che dice di combattere la mafia nel nome della legalità non renda noto, a fine ciclo (parliamo infatti della Programmazione europea 2007-2013: e siamo alla fine dell’ultimo anno), il bilancio di oltre 4,2 miliardi di euro di spesa pubblica?

Seconda anomalia: Sprechi/Governo. Da oltre tre anni il Governo tiene costantemente 12 assessori ‘tecnici’ esterni all’Ars. Ognuno di questi signori si porta a casa 20 mila euro al mese. Fate il conto voi, cari lettori, quanto sono costati e quanto costano. Tutto questo mentre migliaia di dipendenti pubblici sono da due o tre mesi senza stipendio. E seria una cosa del genere? Non bastano i 20 mila euro al mese per i 90 deputati? Pure i 20 mila euro al mese per i 12 assessori ‘tecnici’?

Terza anomalia: Sprechi/Sala d’Ercole. Mentre succede tutto questo, domani l’attuale segretario generale dell’Ars, dottore Giovanni Tomasello, andrà in pensione a 59 anni. Le cronache hanno scritto che si porterà a casa una liquidazione di 1,5 milioni di euro. E una pensione pari a 13 mila e 500 euro. In realtà, è più alta la liquidazione ed è più alta la pensione.

 

Paolo Amenta: “Quest’anno i 390 Comuni siciliani hanno ricevuto dalla Regione solo 36 milioni di euro. Si può amministrare così?”
Ars, si cercano i soldi per le Province lasciate a bocca asciutta dal Governo
EDITORIALE/ La Sicilia come la Grecia? Questa volta sembra proprio di sì

 

 


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