Il decreto è stato firmato dall'arcivescovo etneo e non ha nulla a che vedere con la pandemia. Le motivazioni vanno rintracciato nel travisamento della funzione di una figura che ormai risponde solo a una consuetudine sociale
Stop ai padrini e alle madrine nell’arcidiocesi di Catania Gristina: «Scelte figure con situazioni familiari complesse»
«Il loro compito è una vera funzione ecclesiale». E, va da sé, non una passerella simbolica da accompagnare a regali e foto di rito. La dura presa di posizione, ufficializzata con un decreto ad experimentum e ad triennium, è dell’arcivescovo di Catania Salvatore Gristina e promette di stravolgere la celebrazione dei battesimi e delle cresime nel territorio dell’arcidiocesi. «La secolare tradizione della Chiesa vuole che padrino o madrina accompagnino il battezzando o il cresimando perché gli siano di aiuto nel cammino di fede. Ad esigere la presenza dei padrini non è la celebrazione in quanto tale, ma la crescita nella fede del battezzando o del cresimando, per cui essi dovranno essere credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana», si legge nel documento.
Un riferimento neanche troppo volato alla non adeguatezza, secondo i crismi della dottrina cattolica, di certi profili scelti dalle famiglie per accompagnare bambini e ragazzi nel percorso verso i due sacramenti. Nel decreto si citano, tra le premesse, «l’odierno contesto socio-ecclesiale» che vede nella presenza dei padrini e delle madrine «una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede ma anche «la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito». Tra i riferimenti anche quello alla normativa codiciale canonina che «non prescrive l’obbligatorietà di tale figura».
La decisione, che ha avuto il parere favorevole del Consiglio presbiterale, entrerà in vigore a partire dal prossimo 25 maggio, giorno in cui si festeggia Santa Maria Odigitria.