Inviata di Striscia la notizia dal 2004, la giornalista palermitana parla a MeridioNews della sua terra. Dei miglioramenti e degli antichi vizi. Di recente qualcuno ha messo un petardo nella sua auto: «Una minaccia? Non parlo la loro lingua». Su Carolina, la cagnetta che l'accompagna: «Viviamo appiccicate»
Stefania Petyx, la Sicilia vista insieme a un bassotto «Cambierà solo quando ci rimboccheremo le maniche»
Da dodici anni inviata di Striscia la notizia in Sicilia, è entrata nell’immaginario dei telespettatori per essere la giornalista con il bassotto e l’impermeabile giallo. Un’aria fumettistica che Stefania Petyx mescola alla serietà dei temi trattati. In questa intervista a MeridioNews, la giornalista palermitana parla della sua terra, dei piccoli segnali di cambiamento e di ciò che, invece, sembra immutabile.
Dopo tanti anni di denunce, i problemi della Sicilia sono sempre gli stessi?
I problemi sono gli stessi ma voglio essere ottimista: diciamo che qualcosa è cambiato, le persone sono più attente a ciò che non funziona e, rispetto al passato, pretendono delle soluzioni. Oggi la gente vuole dire la propria, basta guardare ciò che avviene sui social dove sempre più spesso vengono segnalati i disservizi. Se però ci concediamo un momento di realismo, tolti gli argomenti da bar, le cattive abitudini non sono ancora state estirpate. Rispetto al resto d’Italia purtroppo siamo abbastanza impermeabili alle regole e questa è la nostra croce.
I tuoi servizi a Striscia la notizia uniscono denuncia e humour. Racconti problemi seri con leggerezza. Quali sono i segreti per coinvolgere i telespettatori su temi importanti?
Dire le cose in maniera chiara e schietta, utilizzare un linguaggio comune e non da Tg classico e tenere a ciò che fai. La gente lo capisce quando non te ne frega nulla.
Quale immagine arriva della Sicilia sui media nazionali?
Come tutti i siciliani odio gli stereotipi in cui ci hanno relegato, ma l’immagine che passa è ancora quella; un popolo piagnone che vuole aiuto solo dall’alto e non da se stesso. Non penso ci sia un complotto, credo sia più un autogol dei siciliani che sui media nazionali a volte danno il peggio rispecchiando perfettamente gli stereotipi. Un giorno forse tutto ciò cambierà, ma sarà solo quando decideremo di rimboccarci le maniche e ritrovare la dignità.
Recentemente un petardo è stato fatto esplodere vicino alla tua auto. Una minaccia o un gesto slegato dalla tua professione?
Era un ordigno artigianale, almeno così l’hanno definito le forze dell’ordine. Si trovava dentro il cofano dell’auto. Non so che cosa volessero dirmi, non parlo la loro lingua.
Hai mai ricevuto pressioni o intimidazioni? Ti capita mai di avere timore?
Pressioni, no. È noto che non ho un buon carattere, non mi si vede molto in giro e rispondo al telefono solo se conosco il numero. Questo forse è il miglior scudo atomico contro le ingerenze di qualsiasi tipo. Timore, invece, a volte ne provo, ma poi passa e prevale la voglia di fare un bel servizio.
Il tuo personaggio a Striscia ha sembianze fumettistiche. Ciò facilita l’accoglienza nei posti in cui vai per i servizi?
Vengo accolta in mille modi diversi, e quasi sempre lo capisco nei primi sette secondi. Ma anche questo fa parte della mia vita e non mi crea problemi. Ormai so litigare benissimo, restando viva.
Come giudichi lo stato del giornalismo in Sicilia?
Non frequento molto il mondo del giornalismo siciliano. Essendo slegati dalla cronaca, abbiamo tempi diversi e le nostre strade si incontrano raramente. Mi auguro, però, che ci sia sempre più spazio per chi ha passione e professionalità, e che non si perdano pezzi di un panorama già abbastanza risicato.
Come è venuta l’idea del bassotto? È tuo?
L’idea in realtà è venuta al mio capo e dopo anni posso dirti che aveva ragione. La gente ama immensamente il bassotto e io ormai sono chidda cu cane. Si chiama Carolina.
Vi frequentate anche lontano dalle telecamere?
Viviamo felicemente appiccicate.