Il numero uno del Carroccio se la prende con il sindaco, che paragona a Rosario Crocetta, e denuncia l'illegalità che tiene «in ostaggio la città». Si muove da un binario all'altro, scherza con le persone e non si nega selfie e abbracci
Stazione centrale blindata per blitz elettorale di Matteo Salvini «Palermo in mano agli abusivi, Orlando questo sconosciuto»
Tra selfie, baci e abbracci, il blitz a Palermo di Matteo Salvini si conferma il solito show. Stavolta, location della conferenza stampa volante, è la stazione del capoluogo, dove il leader della Lega si sofferma solo una trentina di minuti, giunto in treno da Trapani per il tour che lo porterà in giro per tutta l’Isola per la campagna elettorale a sostegno del candidato del centrodestra Nello Musumeci. E il numero uno del Carroccio non risparmia bordate ai suoi avversari, in particolar modo al centrosinistra e al sindaco alla guida di «una città ostaggio dell’illegalità»: «Ho parlato con tante persone che si lamentano del fatto che per curare i loro figli devono prendere il treno e andare altrove, che si lamentano di una Palermo in mano ai posteggiatori abusivi, ai commerciati abusivi e agli abusivi di ogni genere e di ‘Orlando questo sconosciuto come Crocetta’».
Una stazione centrale letteralmente blindata quella che ha accolto l’arrivo di Salvini. All’esterno un vasto schieramento di forze che presidiano gli ingressi – per l’occasione sono stati chiusi i due accesi laterali – per l’arrivo del leader della Lega nel capoluogo che si muove da un binario all’altro inseguito da un codazzo di giornalisti, telecamere e sostenitori. Scambia una parola con tutti, con lavoratori e semplici curiosi: a un addetto delle ferrovie che dice «siamo stanchi, vogliamo persone che passino ai fatti e non parole», Salvini risponde a tono «e tu votane una». Saluta tutti, anche le persone affacciate dal palazzo del poste, dove tenta invano di entrare, e poi scappa la battuta: «Se alzi il braccio sbagliato è un casino».
Al centro di questo primo giorno in Sicilia, ci sono i collegamento del capoluogo, una vera odissea «Non è possibile impiegare un’ora e mezza per arrivare a Castelvetrano, poi fermarsi e prendere un autobus sostitutivo perché la linea è interrotta e metterci altre quattro ore. Poi arrivare qui a Palermo, prendere il trenino e riprendere un altro treno per arrivare forse alle tre del pomeriggio ad Agrigento». Per Salvini fare un viaggio di nove ore per andare da Trapani ad Agrigento sembra una follia: «Però sono contento di non fare il Renzi che va in giro sugli intecity e sui freccia rossa, ma di fare quello che hanno fatto gli altri pendolari e lavoratori stamattina». E poi, di corsa all’ottavo binario, per salire in carrozza verso la città dei Templi.